“Nessun Paese può considerarsi sicuro al 100%” dalla minaccia del terrorismo. Ed è per questo che all’Italia serve un’Intelligence all’altezza di questa minaccia.
Mentre a Sud delle nostre coste cresce il caos in Libia, raggiunta dai jihadisti del Califfato nero di al-Baghdadi, il discorso del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervenuto stamane all’inaugurazione dell’anno accademico della scuola unica dei nostri 007, si è concentrato proprio sulle nuove sfide per la sicurezza del Paese e sugli investimenti necessari a garantirla.
Potenziali attacchi, Afghanistan, proliferazioni di armi. Sono questi alcuni dei temi toccati dal premier alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del direttore generale del Dis, l’ambasciatore Giampiero Massolo, dei numeri uno di Aisi e Aise, il generale Arturo Esposito ed Alberto Manenti e di Giuliano Amato, già presidente del Consiglio e oggi giudice della Corte Costituzionale che ha tenuto la tradizionale prolusione.
TERRORISMO
“La complessità della cornice internazionale e nazionale – ha spiegato il premier – è qualcosa di diverso dal semplice racconto e dagli slogan che forse fanno vincere le campagne elettorali ma che sicuramente fanno perdere la battaglia delle istituzioni“.
INVESTIMENTI, GEOPOLITICA, GIOVANI
Perciò, ha aggiunto Renzi, “le nuove minacce che ci attendono devono vedere la saldezza delle istituzione. Nell’intelligence – ha detto alla platea – ci crediamo fortemente e continueremo ad investire e a valorizzare soprattutto come ponte con il nord Africa“.
I giovani che si avvicinano a questo lavoro (30 quelli reclutati per la prima volta nelle università), ha spiegato, devono avere “chiaro il concetto di Paese, di patria“. “Non vi offriamo una vita facile – ha aggiunto – lo sa bene la famiglia di Calipari“.
LA STRAGE AL TRIBUNALE DI MILANO
Il presidente del Consiglio si è poi soffermato sulla strage al Palazzo di Giustizia del capoluogo lombardo, al centro di accuse per presunti deficit di sicurezza nella protezione di obiettivi sensibili. “Quello che è accaduto al tribunale di Milano ci chiama ad un impegno contro la proliferazione delle armi e, nella difesa delle strutture giudiziarie, ad immaginare un diverso modello di tutela per la giustizia e le istituzioni“.
FUORI DALL’OMBRA
Il direttore del Dis, Giampiero Massolo, ha invece tracciato un bilancio del lavoro svolto dai Servizi per uscire fuori dal cono d’ombra in cui larga parte dell’opinione pubblica sembrava averli collocati. “La realtà odierna fa nutrire fiducia sul futuro” dei nostri servizi di Intelligence se è vero che (dati Eurispes) più del 62% degli italiani esprimono fiducia nel loro operato. Un percorso che, quindi, “deve proseguire in un percorso unitario” anche con “l’obiettivo di una sempre maggiore apertura” non dominata “da una riservatezza a perdere“.
L’Intelligence, ha aggiunto, “ci guadagna ad essere conosciuta meglio” dai cittadini che devono avere la certezza che i nostri 007 sono “al lavoro per tutti“, soprattutto in un momento “di disorientamento come l’attuale per quanto riguarda la sicurezza“, che va sempre più interpretata come una realtà “condivisa“.
UN PIANO SOVRANAZIONALE
Infine, l’analisi dell’ex premier Giuliano Amato, complici le tanti crisi internazionali in atto, ha alzato l’asticella della sfida che i Servizi italiani devono affrontare: i problemi attuali, ha rimarcato, ormai vanno inquadrati “sempre più su un piano sovranazionale, prima di tutto europeo“, data la globalizzazione delle sfida posta anche dal terrorismo.
“La tutela della sicurezza non può più andare solo a limitare il diritto degli altri. Di chi arriva e magari rispediamo a casa sua“, ha spiegato Amato. “La tutela della sicurezza esige che tutti ci mettiamo qualcosa. Il mito della privacy che abbiamo coltivato in Europa dovrebbe essere ridimensionato“.