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Cosa (non) deve fare il governo sulle pensioni secondo Federmanager

Basta randellate sui pensionati. No alla contrapposizione tra giovani e anziani. Il governo spinga su una vera revisione della spesa pubblica senza spremere le pensioni, anzi separando la previdenza dall’assistenza per chiarire i conti dell’Inps.

Ecco la direzione di marcia indicata all’esecutivo dai dirigenti italiani. Sulle pensioni il Congresso Federmanager è stato chiaro nel dire che non si arretra di un passo – ha detto il nuovo presidente della federazione, Stefano Cuzzilla – Anzi, l’impegno della Federazione proseguirà per contrastare ogni azione che intenda mistificare il nostro operato o, peggio, strumentalizzare una sacrosanta iniziativa intrapresa nell’interesse di ogni onesto cittadino contribuente. Nei prossimi giorni solleciteremo la categoria per verificare l’opportunità di iniziative ancora più incisive”.

L’ESITO DEL CONGRESSO

Dal congresso Federmanager che si è tenuto a Milano lo scorso 22 e 23 maggio ed ha eletto i nuovi vertici federali sono emerse la determinazione e la coesione della classe manageriale a rilanciare una battaglia di civiltà e di legalità, sottolineano i vertici della federazione dei dirigenti italiani.

I CONSIGLI AL GOVERNO

“Non siamo insensibili – ha continuato  il presidente Federmanager, Cuzzilla –  ai problemi di bilancio pubblico ma non possiamo  accettare lezioni di giustizia sociale da uno stato che stenta a elaborare un piano serio di spending review e che interviene solo colpendo le pensioni più alte, a prescindere dai contributi versati, e i risparmi di una vita già tassati. L’equità in materia pensionistica non si  misura sull’importo della pensione”.

L’AZIONE DI FEDERMANAGER

Durante i lavori congressuali i manager hanno stigmatizzato il metodo unilaterale  del governo nel dare risposta alla sentenza della Corte Costituzionale che, ignorata nei fatti,  nasce da un ricorso sostenuto da Federmanager e Manageritalia dopo ben sei blocchi alla perequazione accompagnati da vari contributi di solidarietà.

LE PROSPETTIVE 

“Non accettiamo decisioni calate dall’alto – ha ribadito ancora Cuzzilla – la vera leadership si esercita con il confronto e il dibattito costruttivo”. Secondo i vertici di Federmanager, “se il Governo vuole continuare con questo metodo di lavoro e con questo approccio, non solo disattende il principio del giusto affidamento dei cittadini verso il loro futuro previdenziale ma soprattutto manca di correttezza”. Ma la prospettiva “che ci propongono – critica Cuzzilla – va nella direzione di una uguaglianza al ribasso, di un impoverimento generale che non riconosce il merito ma prelude all’appiattimento sociale. Questo non lo possiamo accettare per i valori che ci contraddistinguono e per il ruolo sociale che ricopriamo”.

NO ALLE CONTRAPPOSIZIONI 

Dal Congresso Federmanager è emersa anche la preoccupazione verso le giovani generazioni. Secondo Cuzzilla, “è il  lavoro la vera priorità per i giovani, penalizzati oggi da precarietà e  discontinuità occupazionale. Se si alimenta la contrapposizione tra padri e figli si fa un danno al Paese e si mette in pericolo la coesione sociale, di cui c’è un gran bisogno”.

I NUMERI DI SISTEMA

Bisogna fare chiarezza sui conti, i dati ci sono ma non vengono resi noti  perché farebbero emergere uno specchio amaro della nostra società, rimarcano i vertici di Federmanager. Su tutti, uno: il 3,18% dei contribuenti, costituito prevalentemente da manager e alte professionalità, sostiene il 27,3% dell’intero gettito Irpef. E’ necessario per questo – secondo la federazione presieduta da Cuzzilla – separare la previdenza dell’assistenza visto che per far quadrare i conti dell’Inps ogni anno c’è un trasferimento di risorse dalla fiscalità generale di 118 miliardi di euro di cui solo 25 vanno a coprire il deficit sulle pensioni. Sul principio contributivo bisogna intendersi bene: perché non si evidenzia il saldo tra il valore dei contributi e delle imposte versati, rispetto a ciò che si percepisce nel complesso in termini di prestazioni pensionistiche, sanitarie e assistenziali? Si teme che il saldo sia negativo?. Sono i dubbi dei dirigenti italiani.

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