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Come deve essere la nuova America secondo l’Atlantic Council

A fine aprile si è tenuto il primo “Global Strategy Forum” organizzato dall’Atlantic Council di Washington DC nell’ambito della “Strategy Initiative”, inaugurata quest’anno dal Brent Scowcroft Center for International Security.

In due giorni di discussioni e confronto, il think tank ha affrontato ed esaminato le principali questioni che toccano la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e la proiezione della leadership americana verso nuovi e più complessi scenari internazionali.

L’intera iniziativa e le analisi elaborate per l’occasione sono state imperniate su alcuni concetti essenziali, per parlare dei nodi dell’instabilità mediorientale, tessere la tela dei rapporti con le potenze emergenti (a partire dalla Cina) e riconfigurare le politiche di contenimento verso la Russia di Vladimir Putin.

Il paper introduttivo dell’evento è stato scritto da Barry Pavel e Peter Engelke in collaborazione con Alexander Ward e si focalizza sui temi della sicurezza in un quadro internazionale sempre più difficile da governare.

L’intera iniziativa, gli interventi degli analisti chiamati a confronto, le considerazioni di Frederick Kempe (presidente e ceo dell’Atlantic Council) e le analisi di Pavel hanno posto al centro del dibattito la necessità per gli Stati Uniti di rivedere la propria strategia di leadership globale da un differente punto di vista e passare da l’idea di un “ordine statico” al nuovo concetto di una “stabilità dinamica e transitoria”.

“Se il mondo di oggi appare incontrollabile e difficilmente prevedibile, è necessario rivedere l’approccio verso la politica estera e il metodo di analisi sinora utilizzato”. Le considerazioni del Brent Scowcroft Center non lasciano spazio a ripensamenti nostalgici. “E’ tempo di riconsiderare la concezione westfaliana di Stato e ribilanciare i rapporti di forza che hanno governato il mondo nell’ultimo secolo”.

Quasi a voler sottolineare l’inizio di una nuova pagina di storia per gli Stati Uniti, l’Atlantic Council nel 2015 ha lanciato il suo programma per una nuova “strategy statunitense” e nel farlo ha scelto di inaugurare questo progetto partendo dagli errori del passato: grande spazio nei paper di approfondimento e nelle discussioni è stato dedicato ai fallimenti previsionali e ai maggiori insuccessi delle analisi d’intelligence.

Tale scelta trova una motivazione proprio nei concetti base del global strategy forum: le relazioni e le interconnessioni del potere politico, economico e culturale sono oggi “cambiate in maniera irrimediabile e sarebbe profondamente sbagliato riproporre i canoni del passato nell’intento di governare i processi della globalizzazione, della competizione tecnologica e della rivoluzione cibernetica”.

Secondo gli analisti dell’Atlantic Council, gli Stati Uniti dovranno affrontare un mondo imprevedibile, dinamico, in continua transizione e persino contraddittorio.
Per evitare di cadere nel baratro del disordine mondiale e dell’ingovernabilità, sarà necessario “costruire una strategia dinamica e in continuo aggiornamento, potenziare nuove alleanze e ribilanciare l’asse del mondo”.

Il think tank porterà avanti la strategy initiative attraverso nuovi paper e incontri in fase di definizione, con l’obiettivo di “contribuire ad alimentare il confronto sulla leadership Usa e la consapevolezza delle sfide sempre più sfuggenti e imprevedibili” che caratterizzeranno il futuro.


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