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Ecco quanto e come cresce il settore farmaceutico in Italia. Report Confindustria

ricerca

L’Italia con 29 miliardi di fatturato e 63 mila addetti è il secondo produttore farmaceutico dell’Unione europea. Investimenti in prodotti e tecnologie innovative hanno reso possibile la forte crescita dell’export (+50% dal 2010 al 2014) e la ripresa dell’occupazione nel 2014 (+1%).

I NUMERI DI CONFINDUSTRIA

E’ quanto evidenzia una ricerca del Centro Studi di Confindustria, secondo cui tra il 2010 e il 2014 sono cresciute sia le quantità esportate di farmaci e vaccini, sia il loro valore medio, aumentato più del doppio del totale UE (+29,7% rispetto a +12,5%) e nel 2014 il valore medio dei farmaci esportati dall’Italia è stato superiore a quello degli altri grandi Paesi Ue (+4%), mentre nel 2010 era inferiore del 27%.

I MOTIVI DELLA CRESCITA

La crescita della produzione farmaceutica negli ultimi 5 anni è dipesa per il 32% da attività già realizzate in Italia, per il 21% da produzione di nuovi farmaci, per il 47% dall’attrazione di produzioni effettuate in altri Paesi. Il saldo estero di farmaci e vaccini nel 2014 e?stato pari a +5,2 miliardi – si evidenzia ancora – e le esportazioni rappresentano il 72% del fatturato e sono fondamentali per la ripresa dell’occupazione, tornata a salire da meta 2014 (+1%; +4% per la componente legata alla produzione), con 5.000 assunzioni, 2.000 di giovani under 30.

LE CONCLUSIONI DEL REPORT

Risorse adeguate e stabilità del quadro normativo, governance attenta al valore industriale del settore, rapido accesso e riconoscimento adeguato per l’innovazione, efficienza delle procedure per la produzione e la ricerca sono le chiavi per continuare ad attrarre investimenti, rileva la nota. “E’ fondamentale la competitività del sistema paese e delle aziende – afferma infine Confindustria – le quali, pero, non possono sopportare ulteriori costi per il contenimento della spesa pubblica (già oggi superiori a 1,3 miliardi all’anno), per non sottrarre risorse che possono essere destinate agli investimenti”.

(IL REPORT INTEGRALE DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA)

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