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Su Eni e Saipem pessimo show di Grillo. Parla Carlo Pelanda

È ingenuo pensare che in un mondo dove impera la guerra economica, un’impresa fondamentale come Eni non combatta per difendere il nostro sistema-Paese.

A crederlo è Carlo Pelanda (nella foto) coordinatore del dottorato di ricerca in geopolitica e geopolitica economica dell’Università Guglielmo Marconi di Roma ed editorialista di Italia Oggi e Mf/Milano Finanza – che, in una conversazione con Formiche.net spiega perché le parole di Beppe Grillo sul Cane a sei zampe sono del tutto errate. E sulla classe politica italiana dice che…

Professor Pelanda, oggi Beppe Grillo è intervenuto all’assemblea degli azionisti di Eni, sostenendo che il Cane a sei zampe si regga da molti anni “su un sistema corruttivo di portata mondiale”.

Grillo può fare tutte le sparate che vuole. Ogni democrazia si regge anche sull’espressione del dissenso. In tutti i Paesi ci sono complottisti che si scagliano contro le multinazionali. Veda quel che accade persino negli Usa con l’opposizione a Ttip e Tpp. Quel che mi stupisce, piuttosto, è che si dia tanto rilievo a quello che Grillo dice e che, come al solito, non si colga l’essenza di ciò che fa un’azienda come Eni.

A cosa si riferisce?

Aziende come Eni e in parte Finmeccanica sono degli strumenti importanti di politica estera. Accade anche in Francia e Germania, ma in Italia sono particolarmente importanti, perché suppliscono alle mancanze di un livello politico. Il Cane a sei zampe rappresenta il vero ministero degli Esteri italiano per le questioni veramente importanti di collocazione internazionale del nostro Paese. Se qualcuno di importante vuole sapere dove va l’Italia, non parla mica con la Farnesina…

E questo come lo interpreta?

Fa parte della tradizione imperiale di alcuni Paesi avere imprese che sono anche strumenti di politica estera. Nulla di nuovo. Semmai la cosa strana di Eni è un’altra.

Cioè?

Il Cane a sei zampe è sorprendente, perché riesce a reggere e a svolgere un eccellente lavoro nonostante la debolezza dello Stato che rappresenta, ovvero l’Italia. Eni contribuisce a una posizione mercantilista/neutralista del nostro Paese e pilota con molta efficacia gli insediamenti italiani in aree difficili, anche indipendentemente dalla collocazione formale che ha l’Iran.

Questo com’è possibile?

In questi gruppi di Stato tanto vituperati ci sono grandi competenze, che nel caso di Eni si manifestano ad esempio con la presenza in Mozambico o con l’essere riuscita a mantenere canali aperti con la Russia nonostante tutto ciò che sta avvenendo, sanzioni comprese.

Il leader dei 5 Stelle ha detto però che il successo di Eni deriverebbe anche da metodi non sempre ortodossi.

Se Grillo intende che le multinazionali sono cattive, concordo: lo sono. Ma devono esserlo per forza, se vogliono sopravvivere. Succede ovunque e non solo per quelle italiane. Tra loro c’è una concorrenza spietata, che ha prodotto anche fior di studi accademici e che si potrebbe riassumere con la definizione di “geopolitica economica”. Siamo in guerra e c’è un solo modo per non morire: combattere.



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