A proposito di “buona scuola” Giuliano Cazzola nella sua rubrica punture di spillo afferma che: “Nessun intervento proposto e realizzato da decine di governi che si sono succeduti negli ultimi decenni è stato giudicato adeguato. Bisogna risalire alla seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso, alla ‘’pagliacciata’’ degli organi collegiali per trovare qualche segnale di soddisfazione dei sindacati”.
Mi permetto sottolineare che tale affermazione è abbastanza ingenerosa. Si tratta di una asserzione fuori contesto storico, ed ogni punto di vista prima di essere assolutizzato va contestualizzato. Cazzola, che negli anni settanta era già un dirigente sindacale della CGIL, dimentica che in quel tempo le università e i licei italiani, come quelli europei, diventarono pericolosi luoghi di scontri tra estrema destra ed estrema sinistra, dove si decidevano atti di terrorismo, attacchi violenti alle istituzioni. Scuole e atenei ad un certo punto si trasformarono addirittura in luoghi di formazione per terroristi e fiancheggiatori. Lo Stato italiano fu messo a dura prova, tanto da essere costretto a celebrare ciclicamente funerali di Stato per i suoi sevitori. Basta prendere i giornali dell’epoca e leggere di quanti interventi furono protagonisti Carabinieri e Poliziotti. La sinistra e la CGIL, invece, predicavano la smilitarizzazione delle forze di polizia. Nel 1972 arrivò il rapimento da parte delle “brigate rosse” del giudice Sossi di Genova, che provocò generale sconcerto tra gli italiani. Erano gli anni dei governi di centrosinistra guidati da Mariano Rumor e Aldo Moro, ministro della Pubblica Istruzione era Franco Maria Malfatti, segretario della Democrazia Cristiana Amintore Fanfani. Il centro-sinistra in un decennio varò decisioni politiche e di governo storiche: vide la luce concretamente lo statuto dei lavoratori per mano del socialista Brodolini, fu concesso il voto ai diciottenni, passò la legge sul divorzio dopo la celebrazione del referendum, furono approvati i Decreti Delegati che dettero vita agli organi collegiali nella scuola, entrò in vigore lo stato giuridico del personale scolastico, fu varata la riforma sanitaria l. 833/78. Provvedimenti che poggiavano su un principio democratico condiviso: la “partecipazione”, l’allargamento della base democratica nel nostro Paese come risposta alla dura, crescente e perdurante protesta nelle città italiane. La lungimiranza politica e sociale di Moro, Fanfani, De Martino, Saragat riuscì a limitare i danni in un tempo buio della nostra Repubblica.
P S…. Non fu solo l’entrata in vigore della legge sugli organi collegiali a provocare soddisfazione tra i sindacati, ma anche il varo dello stato giuridico del personale della scuola (legge delega 477/1973). Era la prima volta nella storia dello stato unitario che il personale della scuola otteneva un suo stato giuridico. E non mi pare che fosse proprio una “pagliacciata”.