Le vicende si sedimentano nell’opinione pubblica e rimane una sensazione generale, persistente nel tempo, di forte insicurezza: il termometro del sentiment degli Italiani rileva proprio l’incertezza come sensazione prevalente (68%), seguita dalla rabbia (57%) e dalla frustrazione (24%). Nessuno si dichiara “felice”.
La percezione di insicurezza cresce al crescere della distanza dal proprio contesto di vita: il livello di sicurezza in Italia e nel mondo è considerato peggiore rispetto a quello della propria città e del proprio quartiere. Ed è una percezione in crescita: ci si sente più insicuri che in passato soprattutto per quanto riguarda la sicurezza internazionale (91%) e nazionale (90%). Rispetto a febbraio cresce la percezione di insicurezza in tutti i contesti considerati (in alcuni casi, anche fino al 20% in più).
E cresce notevolmente la preoccupazione per il terrorismo: il 45% si sente più preoccupato rispetto a tre mesi fa. Nel complesso, 3 italiani su 4 sono preoccupati (1 su 3 molto) per il pericolo terrorismo in Italia e pensano che le guerre civili in Africa e nel mondo arabo si stiano trasformando in una vera e propria guerra di religione. Come conseguenza, vengono chiesti maggiori controlli: il 60% è contrario all’eliminazione della possibilità di intercettazioni preventive e il 67% ritiene prioritario il tema delle intercettazioni in funzione di antiterrorismo.
Lo dimostra anche il fatto che, in un continuum libertà vs sicurezza (1=massima libertà e privacy – 10=massima sicurezza a prezzo di minore libertà), gli Italiani propendono per la sicurezza (punteggio medio 6.3). Quanto al delicato tema dell’immigrazione, ci troviamo in bilico fra i due atteggiamenti contraddittori del dovere di accoglienza (condiviso dal 77% degli Italiani) e della sindrome NIMBY (Not In My Back Yard): meno della metà sarebbe disposto a ricevere cittadini stranieri come vicini di casa o ad accettare centri di accoglienza nella propria città. Questa percezione è ancora più accentuata quando si parla di Rom e zingari, sopportati a fatica (27%) e considerati una fonte di delinquenza (33%).