La democrazia è morta e il suo funerale è stato celebrato a Montecitorio dai Popolari per l’Italia di Mario Mauro, con tanto di corona di fiori, cuscino funebre (sul nastro dorato si leggeva “Costituzione 1947/2015 Renzius dux posuit”) e propositi referendari. Il movimentismo al centro delle nuove strategie popolari, che verosimilmente dovrebbero prendere forma all’indomani delle prossime elezioni regionali, quando qualcosa nel centrodestra sarà più chiaro rispetto ai mille spifferi di oggi.
Secondo Mauro l’Italicum “stride troppo con la nostra democrazia, si fa confusione tra i tre poteri, un solo partito avrà la maggioranza anche se al ballottaggio andrà a votare il 5% degli italiani e questo partito avrà il potere di nominare i membri della Consulta e del Csm”. Per cui l’accusa mossa dai Popolari è che si plasma una “democratura che indica la pericolosità di chi l’ha pensata, Matteo Renzi”. Il futuro? Un referendum abrogativo della nuova legge elettorale e una scelta di campo.
“Non ha più senso rimanere nella maggioranza” ha detto Mauro, durante la manifestazione (presenti i vertici Salatto, Di Maggio, Jannuzzi) aggiungendo che i Popolari discuteranno della fuoriuscita dalla maggioranza e prenderanno una decisione. La tesi dell’ex ministro della Difesa è che con la nuova legge c’è un doppio turno elettorale, con un ballottaggio al quale hanno accesso le due liste più votate, per assicurare alla vincitrice il premio di maggioranza ma è proprio questo “il vero scandalo, l’accesso al ballottaggio non è vincolato a né ad una soglia minima di voti, né al quorum di partecipazione registrato alle elezioni”. Il risultato sarebbe equiparabile al Porcellum, “ovvero l’assegnazione di un premio di maggioranza potenzialmente illimitato”.
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