Perugia ─ Umm Sayyaf, moglie di colui che è stato decritto come “il ministro del petrolio” dello Stato islamico e gestore delle finanze del gruppo, è stata catturata nel blitz delle forze speciali americane in Siria, in cui venerdì scorso è rimasto ucciso suo marito (e altri miliziani). In questo momento la donna è in un campo segreto di detenzione americano in Iraq (probabilmente nei pressi di Erbil, in Kurdistan), dove secondo quanto riportato dal Daily Beast i funzionari americani la stanno interrogando perché pensano che sia a conoscenza di dettagli sugli occidentali rapiti e giustiziati dall’IS ─ Washington, tra le altre cose, vuole sapere come è andata con la morte della cooperante Kyla Mueller, rimasta uccisa “accidentalmente” mentre era ostaggio dell’IS, durante un bombardamento americano.
L’obiettivo degli interrogatori è capire come sono avvenuti i sequestri e conoscere se ce ne sono altri in programma, e in più gli Stati Uniti vogliono un quadro chiaro sulla gestione dei riscatti: chi ha pagato, quanto, come ─ gli analisti americani hanno stimato che il Califfo in un anno ha incassato qualcosa come 25 milioni di dollari dai riscatti. Del faccia a faccia con la detenuta si sta occupando il team speciale dell’FBI (che ha il nome di High-Value Interrogation Group, HIG) che il governo Obama ha creato nel 2009 per poterlo inviare direttamente sui campi di battaglia davanti ai prigionieri più importanti: il gruppo solitamente viene usato quando c’è necessità di estrarre rapidamente informazioni senza la presenza di avvocati e senza che queste vengano presentate ai tribunali ─ prassi che su suolo americano non sarebbe possibile. L’uso del reparto investigativo speciale dell’FBI, è stato confermato al giornale americano da Adam Schiff, membro del Comitato di intelligence della Camera.
Da quando l’Amministrazione americana ha diffuso la notizia del raid siriano della Delta Force, sono in molti a pensare che dietro debba esserci la necessità di acquisire qualche informazione di importanza centrale, che possa giustificare la firma del presidente Obama sul “Go!” alla missione ─ l’uso di azioni di terra è molto rischioso, e per niente amato dalla Casa Bianca. Il tutto perché Sayyaf, secondo la gran parte degli esperti di Stato islamico, non è così importante da giustificare l’operazione (contrariamente a quanto detto inizialmente da vari media, è un leader di medio livello, facilmente rimpiazzabile); inoltre gli USA sono a conoscenza di molti dati sul sistema finanziario dell’IS, per questo ulteriori ed eventuali rivelazioni di Sayyaf su questi argomenti, non sarebbero state così clamorose. Varie le ricostruzioni uscite in questi giorni, più o meno plausibili, che devono trovare però ulteriori conferme. Invece le notizie pubblicate dal Daily Beast, se non altro, si basano su informazioni spifferate da funzionari della Difesa, e per questo si avvalgono di un contorno semi-ufficiale.
Si pensa anche che Umm Sayyaf possa aver avuto un ruolo operativo diretto (dunque non sarebbe importante soltanto come “moglie di”). E a quanto pare si pensa anche che questo sia di primo piano sul sistema di gestione degli ostaggi da parte dello Stato islamico (potrebbe avere anche un ruolo nel traffico delle schiave yazide e dei catturati locali). Forse era proprio lei l’obiettivo ─ o quanto meno, più della posizione ufficiale occupata dall’uomo, ora si può pensare che contava quello che i Sayyaf sapevano sulla “questione rapimenti”. Ma anche in questo caso, serviranno altre conferme.
(Foto: Haraz Ghanbari / Associated Press)