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Ecco le prossime tappe della diplomazia vaticana

Dominique Mamberti, da pochi mesi cardinale e prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica, è stato per anni il Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede. Ieri è intervenuto alla presentazione del deismo Master universitario dell’Università Lumsa, dedicato alle relazioni internazionali.

CRESCE IL PESO DELLA DIPLOMAZIA VATICANA

E’ stata l’occasione per mettere a fuoco il ritrovato impegno di primo piano della diplomazia vaticana sullo scacchiere mondiale. “Grazie a Papa Francesco, il peso della diplomazia pontificia nel contesto internazionale è in crescita. Ma come lo stesso Pontefice ci ha ricordato più volte, rappresentare la Chiesa cattolica agli occhi del mondo è un compito molto delicato, che richiede pazienza e perseveranza”. Una diplomazia che ha come perno “la difesa della dignità della persona umana e la ricerca e la costruzione del bene comune”, ha detto intervistato dalla Radio Vaticana. Naturalmente, ha aggiunto Mamberti, “lungo i secoli ha trovato diversi modi di attuazione e oggi vediamo, nell’attualità, che il contributo è riconosciuto ed evidente con Papa Francesco”.

LA “PIAGA APERTA” DEL MEDIO ORIENTE

Un accento particolare è stato posto sulla situazione in medio oriente: “Per noi è un piaga aperta, in particolare per la situazione dei cristiani e per i rischi che questa situazione fa correre alla stabilità non solo della regione, ma di tutto il nodo”, ha osservato il prefetto della Segnatura, che ha anche parlato di Libia, mostrandosi prudente sulla possibilità di una azione militare: “La diplomazia deve esplorare tutti i modi per far rispettare la dignità della persona, naturalmente nel rispetto del diritto internazionale e con l’obiettivo superiore sempre di mantenere la pace”. Anche perché, come già Francesco ha detto e ribadito, “con la guerra non si va da nessuna parte”.

LA NECESSITA’ DEL DIALOGO

Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, si era espresso sulla stessa lunghezza d’onda, qualche settimana fa, tenendo una Lectio magistralis alla Facoltà teologica del Triveneto di Padova. In quella sede, Parolin aveva sottolineato che “il dialogo diventa la via maestra per favorire la comprensione tra le diversità e costruire la pace in mezzo a visioni e modi di vivere ed agire contrapposti. Sul dialogo dobbiamo insistere, trattandosi di un punto che è stato sviluppato in continuità da Papa Francesco sin dal suo insediamento al Soglio di Pietro come qualcosa che appartiene al mondo reale, alla quotidianità delle persone e non è legato ad un’idea o ad una teoria del dialogo”.

INDIVIDUARE INTERLOCUTORI CREDIBILI NELL’ISLAM

Quanto alla necessità di proseguire e approfondire un dialogo con l’islam, il cardinale Mamberti ha voluto precisare che “è un po’ astratto dire ‘un dialogo con l’islam’. Quello che bisogna fare – ha chiarito a Radio Vaticana – è un dialogo con gli esponenti dell’islam, i credenti dell’islam, e certamente anche, per quanto è possibile, sviluppare azioni comuni con loro, in particolare a favore della pace, dello sviluppo, dell’educazione”.

“SVILUPPARE UN DISCORSO RELIGIOSO ILLUMINATO”

L’intervento del porporato francese (ma nato a Marrakech, in Marocco), è caduto in concomitanza con l’apertura del Festival delle Religioni a Firenze, che si chiuderà domenica 17. Tra i primi a intervenire, il Patriarca copto-ortodosso Tawadros II, che da tempo affronta in prima persona le persecuzioni contro i cristiani. “L’Egitto e l’Oriente, in generale, hanno molto sofferto per violenze e terrorismo che ha colpito sia attraverso attentati e distruzioni sia con l’imposizione di un pensiero sia con discriminazioni per motivi religiosi”, ha detto Tawadros II. Tra i motivi della violenza, “un’educazione a senso unico, il carattere settario, la mancanza di rispetto per l’altro, l’ignoranza e i pregiudizi che deformano l’immagine dell’altro”. La soluzione, a suo giudizio, è quella di sviluppare “un discorso religioso illuminato”.

L’INTESA RAGGIUNTA TRA SANTA SEDE E PALESTINA

Oggi, intanto, è stata raggiunta un’intesa tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, che si concretizzerà prossimamente nella firma di un accordo globale. Intervistato dall’Osservatore Romano, il sottosegretario ai Rapporti con gli Stati, mons. Antoine Camilleri, ha spiegato che  il testo contiene l’auspicio per una “per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell’ambito della Two-State Solution e delle risoluzioni della comunità internazionale, rinviando a un’intesa tra le parti”. Segue, poi, “un secondo importante capitolo sulla libertà religiosa e di coscienza, molto elaborato e dettagliato. Ci sono poi altri capitoli su diversi aspetti della vita e dell’attività della Chiesa nei Territori palestinesi”.

IL VATICANO RICONOSCE LO STATO PALESTINESE

L’Intesa raggiunta sviluppa quella del 2000, firmar tra Santa Sede e Olp. Il cambiamento, ha aggiunto mons. Camilleri, è dovuto al fatto che “il 29 novembre 2012 è stata adottata da parte dell’Assemblea generale dell’Onu la risoluzione che riconosce la Palestina quale Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite, e lo stesso giorno la Santa Sede, che ha anch’essa lo status di osservatore presso l’Onu, ha pubblicato una dichiarazione. Questa ha accolto con favore il risultato della votazione”.

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