Ai primi di dicembre 2014 Salvini vola a Mosca. La crisi dell’Ucraina ha indotto la Comunità europea a colpire la Russia di Vladimir Putin con delle sanzioni commerciali, ma il capo leghista le contesta: «La Ue insiste con sanzioni idiote che andrebbero tolte domani mattina». A Salvini il regime autoritario putiniano piace molto, e si aspetta in cambio qualcosa: «Non cerco regali, ma un prestito conveniente, come quello concesso alla Le Pen, lo accetterei volentieri».
Al ritorno a Roma, il leader del Carroccio convoca i giornalisti e parla a ruota libera. Dice che «l’Unione europea non è riformabile: va abbattuta e ricostruita da capo». Dice che «chi gioca contro Putin è un deficiente. Chi vuole i carri armati della Nato davanti alla Russia vuole portarci a una guerra fredda [sic!, nda] che nessuno vuole». Dice che «in Italia ci manca una Marine Le Pen, viste le donne politiche che ci sono nel Parlamento italiano». Finché arriva il pezzo forte, la criminalità: «Per estirpare la malavita occorrono le maniere forti, non i guanti di velluto! Per esempio, occorre ripristinare l’ergastolo, che in Italia non c’è più, perché certi personaggi non dovrebbero più vedere la luce del sole». E poi il chiodo fisso, gli stupratori: «Occorre la castrazione chimica per chi commette violenze sessuali. Chi lo fa anche solo una volta deve essere messo fisicamente nelle condizioni di non poterlo fare mai più».
Intanto il giornalista Michele Serra dedica al lanciatissimo leader leghista questo esilarante ritratto satirico:
Matteo Salvini, dopo la visita in Corea del Nord con la felpa “Corea del Nord”, si è recato in Corea del Sud con la felpa “Corea del Sud”. Gli analisti si chiedono come abbia fatto, in così poco tempo, a elaborare una strategia politica così raffinata e astuta. Sbalordisce, a parte la qualità, la quantità dei suoi interventi.
Ogni sua giornata prevede un talk-show del mattino, un viaggio all’estero, una decina di interviste, una visita lampo a Napoli, la perquisizione di un campo nomadi, apericena a Marsiglia con Marine Le Pen, un talk-show di prima serata, una polentata con i militanti, veglia notturna davanti ai cassonetti per evitare i furti dei Rom, breve sonno in una branda da campo, alba in periferia con rastrellamento delle rotonde stradali per snidare eventuali clandestini […].
Lo staff di Salvini, costituito da un maestro di sci di Caspoggio e da sua moglie Luisa, ritiene importante non dormire sugli allori e operare continue variazioni all’agenda del leader, per dare all’opinione pubblica l’idea di un dinamismo senza fine. Per esempio: un viaggio all’estero per ispezionare campi Rom anche in Russia o in Germania; la perquisizione di un circo per controllare che gli elefanti non godano di privilegi negati agli italiani; una polentata a Bergamo con Marine Le Pen; un rastrellamento in un campo di golf per verificare che i Rom non siano in agguato nei cespugli per rubare le palline; una veglia nel centro storico per filmare i radical-chic che rientrano nelle loro case dopo una razzia di cachemire. Lo scopo è conquistare i ceti moderati dando l’idea che Salvini stia esercitando un continuo controllo sulle degenerazioni della società.
Sono decine le proposte di riforma di Matteo Salvini, a partire dall’idea di sostituire la Bossi-Fini con la Salvini-Salvini, un provvedimento di largo respiro che prevede un lavoro capillare di dissuasione dell’immigrazione attraverso una campagna di talk-show con Salvini in tutte le televisioni magrebine, e una fitta rete di gazebo leghisti sul litorale libico, circa uno ogni due chilometri, tutti con Matteo Salvini. Quasi pronta la Calderoli-Salvini per la castrazione chimica degli stupratori, che prevede però la possibilità, in Appello, di dimezzare la pena riducendo l’azione del farmaco a un solo testicolo. Un principio di clemenza ispirato dall’intento di non perdere il favore dell’elettorato più moderato […].
Sotto stress a causa della sovrapposizione degli impegni, ha anche organizzato un presidio in un talk-show, accusando il pubblico in studio di rubare negli appartamenti, e un dibattito in un campo Rom, discutendo a lungo con il capo Ramos Baylale della rinascita del centrodestra. I suoi collaboratori più stretti lo hanno convinto a prendersi almeno un paio di giorni di vacanza. Li trascorrerà a Riccione controllando che i venditori senegalesi, approfittando della chiusura invernale degli stabilimenti, non si siedano abusivamente sulla sabbia.
Pochi giorni dopo, a Roma, il leader del Carroccio presenta a Montecitorio il nuovo soggetto politico che, affiancato alla Lega nord, raccoglierà i voti leghisti al Sud: si chiama «Noi con Salvini» [sic!, nda]. E siccome intorno al nuovo partitino personale sgomitano politicanti di ogni risma, il capo leghista precisa: «Dico no a chi pensa di prendere un tram per salvare la sua poltrona. Onestà e fedina penale sono i prerequisiti per evitare rischi di infiltrazioni». E ancora: «Non siamo una ricicleria. Le esperienze politiche precedenti saranno valutate con attenzione».