L’approvazione dell’Italicum chiude una fase che ha recato al nostro Paese una grande incertezza istituzionale. Dal 2010 al 2015, nel pieno della crisi economica, si sono succeduti ben 4 governi come conseguenza di un sistema incapace di generare maggioranze certe.
Una vicenda unica in Europa, nelle democrazie avanzate e nelle economie più importanti del pianeta. Una vicenda che ha inibito ogni tentativo di riforma strutturale del paese, di ammodernamento dello Stato, di liberalizzazione, di contenimento della spesa pubblica e di sostegno all’economia.
Una vicenda che ha scaricato il costo delle non-decisioni ai cittadini Italiani.
L’Italicum non è certamente la migliore legge in assoluto, ma allo stato attuale è la migliore legge possibile perché restituisce (per 2/3 del Parlamento) il diritto di scelta ai cittadini, offre al Paese la possibilità di avere una maggioranza certa e, attraverso il premio alla lista, impone una aggregazione dei piccoli partiti.
In questo momento, come ha correttamente esposto Alessandra Ghisleri in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’Italicum è un abito ritagliato sulla misura del PD, unico partito che sulla carta potrebbe essere in grado di aggiudicarsi il premio di maggioranza.
La fase nuova mette in luce soprattutto l’inadeguatezza del centro destra, o meglio di ciò che rimane del vecchio centro destra e che sarebbe meglio chiamare l’area dei moderati, ad affrontare quella che la Ghisleri definisce una sfida quadripolare.
Una sfida che oggi vedrebbe vincente o al ballottaggio il PD, mentre una delle tre liste rappresentare dai moderati, dalla destra lepenista (Lega e Fdi) e Movimento 5 stelle si contenderebbe il secondo turno con il partito di Renzi.
È perciò tempo di aprire una fase nuova perché le regole del gioco oggi impongono di fare ciò che personalismi, gelosie, storie personali e rendite di posizione non hanno consentito di fare fino ad oggi.
È tempo di dare inizio ad un percorso di fondazione del partito dei moderati Italiani, un luogo politico che, pur tenendo conto delle vicende politiche degli ultimi 20 anni, sappia essere innovativo nei contenuti e nei gruppi dirigenti.
Sul modello dei Repubblicani americani, o dell’UMP francese, è necessario che chi oggi ha la leadership dei soggetti politici che fanno riferimento al Popolarismo Europeo apra una grande fase di partecipazione attraverso le primarie o strumenti che comunque affidino la scelta democratica e partecipata della leadership a tutti i livelli, dei contenuti, dei valori a tutti quei cittadini che non si riconoscono nel PD e nella tradizione del socialismo europeo.
Insomma un gesto di generosità, non dovuta e non scontata, ma che oggi rappresenta l’unica strada per superare la diaspora dell’area dei moderati e dare inizio ad un percorso che possa in futuro riportarci al governo del Paese.
Andrea Causin
(deputato del gruppo Area Popolare)
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