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Accordo tra Santa Sede e Palestina? Poche novità

E’ stata raggiunta l’intesa tra la Santa Sede e la delegazione palestinese per la stipula di un Accordo globale che, come si legge nella nota diffusa dalla Sala Stampa vaticana, “si occupa di aspetti essenziali della vita e dell’attività della chiesa cattolica in Palestina”. Il sottosegretario ai Rapporti con gli stati, mons. Antoine Camilleri, ha detto all’Osservatore Romano che l’auspicio, ora, “è per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell’ambito della Two-State Solution e delle risoluzioni della comunità internazionale”.

PALESTINA E NON PIU’ OLP

L’intesa raggiunta si basa sull’Accordo di base siglato nel 2000 tra Santa Sede e Olp, l’organizzazione per la liberazione della Palestina. Ed è questa la principale novità: nel nuovo testo, si parlerà di Stato palestinese. E’ l’evoluzione naturale della linea da anni tenuta dal Vaticano, che già nel 2012 aveva “accolto con favore” tramite una Dichiarazione ufficiale il voto dell’Assemblea generale dell’Onu che aveva riconosciuto alla Palestina lo status di osservatore. Già da anni, poi, sui documenti vaticani si parla di Stato palestinese (basta sfogliare, banalmente, il programma del viaggio papale di un anno fa in Terra Santa). E ancora, da tempo l’Annuario pontificio contempla la figura del “rappresentante dello Stato di Palestina”. Mons. Camilleri ha aggiunto che sarebbe “positivo che l’accordo raggiunto potesse in qualche modo aiutare i palestinesi nel vedere stabilito e riconosciuto uno Stato della Palestina indipendente, sovrano e democratico che viva in pace e sicurezza con Israele e i suoi vicini”.

IL MODELLO PER ALTRI ACCORDI

Il sottosegretario ai rapporti con gli Stati ha anche chiarito che, a proposito della possibilità che l’accordo possa fare da modello ad altre intese con paesi a maggioranza musulmana, “ogni accordo che la Santa Sede stabilisce con altri soggetti di diritto internazionale cerca di adattarsi alla situazione concreta del Paese in questione. In questo caso – ha spiegato Camilleri – trattandosi della presenza della Chiesa nella terra dove è nato il cristianesimo, l’accordo ha una valenza e un significato del tutto particolare”.

MA NON C’E’ NULLA DI NUOVO

“Molte persone tendono a pensare che tutto ciò che accade sotto il pontificato di Francesco si una novità”, ha scritto su Crux il vaticanista del Boston Globe, John Allen, che ricorda come in realtà non ci sia nulla di nuovo o clamoroso nel passo di compiuto ieri. Anche perché, come già ricordato, “il voto delle Nazioni Unite (salutato con favore nei Sacri Palazzi, ndr) avvenne durante il pontificato di Benedetto XVI, e quindi il riconoscimento della Palestina come stato non è una nuova politica vaticana inaugurata sotto Francesco”.

LA DELUSIONE DI ISRAELE

Delusione è stata comunque espressa da fonti del ministero degli Esteri d’Israele. In particolare, il governo di Tel Aviv “è deluso di sentire della decisione della Santa Sede di concordare un testo finale di accordo con i palestinesi che comprenda il termine ‘lo Stato di Palestina’. Questa mossa non fa avanzare il processo di pace e non contribuisce a riportare la leadership palestinese al tavolo delle trattative bilaterali. Israele esaminerà l’accordo e soppeserà conseguentemente le proprie azioni”.

I NEGOZIATI CON TEL AVIV

Azioni che, forse, potrebbero ripercuotersi anche sui negoziati – in corso dal 1999 – relativi alla conclusione del cosiddetto Accordo economico tra Santa Sede e Israele. Accordo che, come ha spiegato mons. Camilleri, “è quasi pronto e che mi auguro possa essere presto firmato a beneficio di ambo le parti”.

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