Il sen. Ichino, ex Scelta Civica, ora tornato al PD dopo il fallimento di Monti, intrattenendosi sulla Buona Scuola, si domanda se è stato mai licenziato un docente nella scuola italiana. Attenti, non per inosservanza dei doveri d’ufficio o d’istituto, ma per inadeguatezza. Il criterio pensato dal docente di diritto del lavoro, se applicato alle Università, dove Ichino insegna, rischierebbe di far saltare molte cattedre. All’esperto giuslavorista va spiegato che l’umanità è varia, non nasce perfetta, e che qualche pidocchio nella criniera di un nobile cavallo ci può sempre stare. Avendo conosciuto da vicino la dottrina sulla lotta di classe e sulla dittatura del proletariato, con conseguente abbattimento della borghesia, e il raggiungimento dell’egualitarismo di marxiana memoria, Ichino già senatore del PCI (1979/83), sta vivendo una profonda metamorfosi quale esperto in materia di lavoro.
Si avvicina al Partito Democratico, partecipando alla sua fondazione. Non soddisfatto lo lascia. Più tardi aderirà con alcuni illuminati al progetto politico di Scelta Civica di Mario Monti. Un piccolo nucleo della borghesia milanese e lombarda, ceto produttivo, intraprendente, pragmatico che si mette al servizio del senatore a vita bocconiano, per salvare l’Italia dalla “catastrofe”. Finita l’esperienza di Monti, ma non la catastrofe, il gruppetto, senza particolari simpatie né passioni politiche, cerca una nuova casa, adeguata. Renzi prepara per loro luoghi accoglienti, accettati volentieri e con gratitudine. Il vivace prof. Ichino quindi ritorna nel PD di Renzi col gruppetto montiano, sa che c’è il capo che dà la linea. Si presta a costruire con altri il cosiddetto Jobs act, peculiarità di questo storico provvedimento è l’abolizione dell’art. 18 e la facile possibilità per l’imprenditore di licenziare il dipendente. Utilizzando la filosofia di fondo che ha ispirato il cosiddetto Jobs act Ichino, a proposito del ddl-scuola Renzi-Giannini, non pago della legge sul lavoro, agitando lo spauracchio del licenziamento anche per i professori, cerca di intimidire il personale della scuola, al fine forse di zittire la protesta nei confronti di una legge, che di certo non migliorerà la qualità educativa e formativa della scuola italiana né l’organizzazione scolastica. Ho la sensazione che Ichino più che essere esperto in diritto del lavoro è specialista in diritto di licenziamento.
A proposito di programmi e di didattica, appena a bassa voce, segnalo che nella scuola italiana c’è tantissimo da dire e da fare, considerato che anche la compagna di partito di Ichino signora Giannini nulla propone, nel ddl in discussione, sulla confusione legislativa esistente da anni tra cosa insegnare e come insegnare. E di sicuro la colpa non è degli insegnanti. Se non si stabilisce con saggezza e certezza lo spartiacque su questo delicato aspetto non è possibile alcuna vera valutazione.
Pronunciare la parola licenziamento con tanta semplicità significa sparare nel mucchio, non valutando che il lavoratore prima di essere tale è una persona umana. Non è né individuo né massa. Faccio tesoro dei miei studi su Toniolo, Maritain, don Milani, il codice di Camaldoli, Miglioli ed altri ancora.