Giusto tre anni fa, con una manifestazione di appassionati, all’autodromo di Monza si sono festeggiati i cinquant’anni di una grande Signora, dal nome bellissimo – Giulia – e dal cognome blasonato – Alfa Romeo.
Per i giovanissimi che non l’hanno conosciuta: è stata davvero una grande autovettura, con due carburatori doppio corpo, motore 4 cilindri in linea, sospensioni a balestra. Era la più potente nella sua categoria e cilindrata (1300 o 1600 cc).
Mio padre, alfista fanatico, ne ha possedute due nel periodo che va dalla metà degli anni ’60 fino agli inizi anni ’80. Allora le auto avevano un ciclo di vita più lungo. “Il” Giulia (non ricordo perché, ma l’articolo che usavamo era maschile ed il nome femminile.. mah) mi ha quindi scarrozzato dalla mia infanzia fino ai fatidici 18 anni e al conseguimento della patente di guida. Dai preparativi per i viaggi al mare che sembravano avventure d’agosto, comprese le code infinite nell’attraversamento di una Mestre allora ancora priva della tangenziale, alle prime uscite con la ragazze (quando riuscivo a farmela “prestare”) nei weekend in Liguria con budget ridotti a poche migliaia di lire e la spia rossa della riserva carburante perennemente accesa …se non riuscivo a fare il pieno a spese di papà.
Poi in famiglia sono arrivate altre Alfa, in particolare la nuova Giulietta che fu la prima auto tutta mia, ovviamente regalatami da mio padre. Ma nessuna di loro è stata come Giulia.
In seguito la pubblica fabbrica Alfa Romeo di Milano visse momenti di crisi e traversie che infine la portarono in un calderone chiamato Fiat. Lo sviluppo di quella decisione è storia nota. Il marchio sembrava tristemente destinato a subire lo stesso destino di altri blasoni – Lancia su tutti – entrati nella galassia torinese ed a rimanere vivo solo nel cuore di alcuni appassionati sparsi per il Mondo che magari custodivano ancora nel garage di casa un modello storico del biscione milanese.
Negli ultimi anni a gestire l’internazionalizzazione della Fiat – oggi FCA – è arrivato un manager visionario e rivoluzionario che ha capito lo straordinario valore immateriale rappresentato dal marchio Alfa Romeo. Così come per l’altro blasonato con il cavallino rampante di Maranello – ha deciso di mantenerlo separato e ridargli linfa, convinto possa andare ad insidiare nel cuore e nel portafoglio migliaia di filo teutonici oltre ovviamente ai “vecchi” appassionati oggi dormienti.
Un lavoro lungo e complesso, dopo cinquanta anni dalla nascita della prima versione, in una Milano pulsante di aspettative e vibrante di positività grazie ad Expo 2015 ed a tutte le iniziative collegate, ha portato alla presentazione della nuovo modello volutamente chiamato Giulia, il nome che è stato sinonimo di successo commerciale della gloriosa Alfa Romeo e ne vuole caratterizzare l’inizio della ripresa.
Si potrebbero peraltro vedere – come ha fatto il premier Matteo Renzi salutando via twitter la presentazione del nuovo modello – molti valori simbolici per il Belpaese nella manifestazione milanese, come del resto lo era stato tempo fa il lancio della mitica 500 Fiat al quale è seguito un indubbio successo commerciale.
Da cinquantenne bambino degli anni sessanta, da tempo passato alle quattro e due ruote alemanne, solo un auspicio: che possa tornare lo spirito di quegli anni, che i sogni, le visioni e le speranze siano più forti della cruda, razionale e difficile realtà che molti vivono e, soprattutto, possano contribuire a cambiarla, realizzandoli.
Quindi, ben venga il risveglio di Milano, bentornata Giulia ed un augurio di buona fortuna all’Alfa Romeo perché possa ancora rappresentare nel futuro del Belpaese ciò che sicuramente è stata nel passato.