Per i protagonisti delle corse alle nomination democratica e repubblicana, la Casa Bianca è anche questione di colonne sonore (e di scelte contestate). Neil Young, cantautore di fama mondiale, canadese e ‘liberal’, se la prende con Donald Trump, miliardario in corsa fra i repubblicani, mentre fa discutere la lista dei motivi di Hillary Clinton.
Neil Young non ha per nulla apprezzato che Trump abbia utilizzato una sua canzone per presentare la propria candidatura: in una dichiarazione a ‘Mother Jones’, Elliot Roberts, manager di Young, fa sapere che Young con Trump non c’entra nulla e che non aveva autorizzato l’uso della canzone.
Il musicista, nel 1989, cantò, in ‘Rockin’ in the free world’, l’America dei poveri e degli homeless, criticando con sarcasmo l’allora presidente George Bush, e sostiene la candidatura del senatore Bernie Sanders, democratico del Vermont ‘anti-Hillary’ da sinistra, l’unico politico americano che si auto-definisce ‘socialista’.
Proprio Hillary ha pubblicato una lista di 14 canzoni che intende utilizzare nella campagna: quasi tutte del XXI Secolo, forse per fare un po’ dimenticare l’età della ex first lady, che ha 67 anni. Accanto a pezzi come ‘Roar’ di Kate Perry, ‘Brave’ di Sara Bareilles e ‘Stronger’ di Kelly Clarkson, ci sono però anche due singoli del primo album di American Authors, la banda di New York.
Ovviamente, gli specialisti ne discutono un sacco, mentre i politologi cercano di interpretare l’assenza dalla lista di Beyoncé Knowles, grande amica della famiglia Obama. Tempo fa, Mike Huckabee, candidato conservatore alla nomination repubblicana, criticò il presidente perché le sue figlie ascoltavano Beyoncé.
Ma è difficile credere che la ‘pruderie’ del pastore battista, ex governatore dell’Arkansas, abbia influenzato una donna di mondo come l’ex segretario di Stato.