Interessante evento ieri all’Istituto Luigi Sturzo di Roma, promosso da BSA (Business Sofware Alliance) con il patrocinio del Comitato IPR dell’American Chamber of Commerce in Italia.
Organizzazioni che rappresentano le imprese nei settori creativi, dei marchi e fashion si sono confrontate con membri delle istituzioni ed esperti giuridici in merito alle novità normative e regolamentari che hanno visto il nostro Paese muoversi in maniera incongruente: da una parte l’Adozione del “Regolamento in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica” dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che ha permesso al nostro Paese di uscire dalla lista nera dello “Special Report 301”, dall’altra parte è stato approvato un Decreto legislativo sulla c.d. tenuità del fatto che rischia di impattare in maniera potenzialmente negativa sul livello di presidio dei reati in materia di diritto d’autore, marchi e contraffazione.
Inoltre, sulla violazione di questi diritti, specie su internet, si è constatato come permanga un sentiment di scarsa consapevolezza presso la società civile, nonostante la pericolosità di queste condotte in termini di danno economico causato ai legittimi titolari dei diritti, di impatto per l’erario e per il tessuto industriale connesso all’interno comparto del Made in Italy.
Questo clima di “incertezza”, rende difficile capire per le imprese, multinazionali ma non solo, se le Istituzioni considerino la tutela dei diritti di proprietà intellettuale ed industriale come un assetprioritario del nostro Paese.
Va anche segnalato come nei giorni scorsi a Strasburgo, proprio con relatrice l’italiana, la parlamentare del PD, Alessia Maria Mosca, sia stata approvata la relazione in merito all’enforcement dei diritti di IPR nei Paesi terzi. Un documento importante che la relatrice ha così riassunto: “i prodotti contraffatti sono dannosi per i consumatori e arrecano svantaggio all’economia, alla produzione di qualità, alla ricerca. Per questo riteniamo cruciale una strategia di valorizzazione e tutela dei diritti di proprietà intellettuale che sappia al tempo stesso essere attenta al possibile impatto sull’accessibilità di alcuni prodotti sensibili come i medicinali e che non restringa i diritti individuali. Questi i principi su cui abbiamo basato le relazione di iniziativa sulla strategia per la protezione e il rafforzamento dei diritti di proprietà intellettuale in paesi terzi, votata in Commissione commercio internazionale lo scorso 14 aprile. Il rapporto risponde alla comunicazione della Commissione del luglio 2014 con la quale si è cercato, per la prima volta, di proporre una nuova azione in questa materia, dopo il fallimento di ACTA. I diritti di proprietà intellettuale hanno subito un’evoluzione straordinaria negli ultimi dieci anni, a causa dell’impressionante velocità con cui le innovazioni tecnologiche si sono diffuse, anche nei paesi emergenti. Per questa ragione, una strategia che voglia essere efficace deve per prima cosa tenere conto di queste evoluzioni e proporre interventi coerenti. Si stima che attualmente il 39% dell’attività economica totale dell’Unione europea e il 26% dell’occupazione, cioè 56 milioni di posti di lavoro, sia generato da aziende che investono e si avvalgono di diritti di proprietà intellettuale.”
L’evento organizzato a Roma si è focalizzato molto sui potenziali rischi che la recente norma sulla tenuità del fatto potrebbe causare al contrasto dei reati di proprietà intellettuale e non solo. La norma infatti recita testuale “Nei reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni, ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell’articolo 133, primo comma, l’offesa è di articolare tenuità e il comportamento risulta non abituale”.
L’intervento di legali esperti in materia come Alberto Sirani, penalista che ha seguito diversi importanti processi in materia di pirateria digitale e Riccardo Castiglioni, esperto in lotta contraffazione hanno evidenziato i seri pericoli che la nuova normativa potrebbe causare all’azione di contrasto, trasformando l’intero scenario in una sorta di depenalizzazione di fatto.
Secondo Sirani “la valutazione dell’applicazione dell’art. 131bis viene fatta sul piano della «necessità della pena» e non delle «meritevolezza della pena»; l’art. 131bis non opera automaticamente: la valutazione verrà operata caso per caso e solo alla stregua della sussistenza di specifici elementi indicativi della tenuità del fatto; la persona offesa ha la facoltà di opporsi ai provvedimenti di archiviazione per particolare tenuità del fatto, anche ove non ne abbia fatto espressa richiesta nella querela o in atto successivo. All’articolo 411 c.p.p. è stato così aggiunto il comma 1 bis: Se l’archiviazione è richiesta per particolare tenuità del fatto, il pubblico ministero deve darne avviso alla persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa, precisando che, nel termine di dieci giorni, possono prendere visione degli atti e presentare opposizione in cui indicare, a pena di inammissibilità, le ragioni del dissenso rispetto alla richiesta. Il giudice, se l’opposizione non è inammissibile, procede ai sensi dell’articolo 409, comma 2, e, dopo avere sentito le parti, se accoglie la richiesta, provvede con ordinanza”. Pertanto i limiti per un’archiviazione di massa dovrebbero esserci, anche secondo il rappresentante del Ministero della Giustizia, Carmine Pirozzoli.
Tuttavia la sensazione in sala, tra gli addetti ai lavori, era di una certa preoccupazione anche per l’effetto psicologico che tale norma suscita tra i magistrati. Ovvero una sorta di liberi tutti che nei primi mesi di applicazione sembra avere avuto un impatto più esteso di quanto previsto. Per le imprese del settore è evidente che si debba monitorare con attenzione l’effetto della norma, soprattutto proprio a livello di Ministero di Giustizia affinché eventuali correttivi possano essere presi in tempi stretti dal Governo assicurando che l’Italia non ha nessuna intenzione di abbassare la guardia sul fenomeno. Come ha confermato il Presidente del Comitato Consultivo per il diritto d’autore, Professor Paolo Marzano (in foto), “il Paese deve mantenere, sul tema della proprietà intellettuale, un ruolo da protagonista, puntando sulla protezione e tutela del nostro immenso patrimonio culturale e manifatturiero”.