Pubblichiamo uno stralcio della relazione tenuta dal presidente di Mcl, Carlo Costalli, al Consiglio nazionale del Movimento cristiano lavoratori che inizia oggi a Milano
Tre, a mio avviso, sono i problemi principali nel nostro Paese:
1) le decisioni in questi anni si sono prese solo per esigenze di bilancio. Ma sui tagli non si crea una classe dirigente. Nemmeno la Thatcher ha fatto solo tagli!
2) Si è fatta politica solo “contro”: si individua un nemico e si va avanti su quello. Poteva essere l’avversario (come Berlusconi), ma anche le province, il Cnel, i sindacati ecc. Questa “politica contro” non punta alla realizzazione del nuovo e divide il Paese.
3) La nostra classe dirigente è diventata sempre più un circuito chiuso, dove i politici parlano solo fra di loro, senza la capacità di innovare e confrontarsi con l’intera società, senza capacità di crescere. Anche il combinato disposto “legge elettorale-riforma del Senato” delinea un orizzonte in quella direzione. Renzi con il suo “piglio” simboleggia una rottura dei vecchi schemi, ma è entrato nella “logica del nemico” – come ad esempio con le polemiche “sulla rottamazione o sui gufi” – ed evita il confronto concedendosi solo ai twitter.
Monsignor Galantino, Segretario Generale della CEI, ha detto recentemente: “Occorre dialogo sulle riforme almeno sulle più importanti”. E ha invitato i cattolici ad essere protagonisti nelle scelte cruciali del Paese con queste parole: “Non possiamo essere ostaggi di coloro che non vogliono nessuna riforma, ma neanche essere consenzienti a riforme che non vanno nella direzione giusta. Dobbiamo avere sempre la forza di dire quello che secondo noi è giusto”. Le riforme costituzionali? Un pasticcio. Il Senato? O lo abolisci o lo eleggi. L’Italicum? Potrebbe portare al ballottaggio Renzi e Grillo: ma scherziamo! Sulla pelle degli italiani? La Riforma della scuola (riforma molto importante!): evitiamo lo scontro e riformiamola verso un vero rapporto con la cultura del lavoro, che la sinistra non ama.
Il Santo Padre parlando all’Assemblea Generale della CEI ha spinto i cattolici all’impegno, ma autonomi non “consigliati o indirizzati da vescovi o monsignori”.
Io, più umilmente, sto dicendo da tempo che serve un’offensiva di partecipazione alla cosa pubblica: una critica fortissima, corrosiva all’egemonia della decadenza, che riguarda in primis i cattolici!
Intanto ci sono state le elezioni del 31 maggio. L’astensionismo è aumentato ancora: un italiano su due non ha votato. Ho già detto più volte che è un rischio per la democrazia. Si è votato per le Regioni che la gente valuta per l’inefficienza, gli sprechi, gli scandali. Ma la gente è delusa anche da una politica nazionale litigiosa che, chiusa nei palazzi, parla e non realizza, non ascolta ed evita il confronto con le forze vive del Paese; all’interno della quale emergono, o riemergono, sempre più frequenti gravissimi fatti di corruzione, che la politica non riesce ad arginare attraverso una indispensabile “autoriforma morale”. Hanno vinto De Luca, Emiliano, Rossi: in barba al rinnovamento. L’elettorato PD ha scelto il passato bocciando i candidati nuovi in Liguria e in Veneto: con un calo di immagine per il Premier, non più smagliante come ai tempi delle europee. E sfidare le leggi, magari aggirarle, o aggiustarle (per De Luca) non è esattamente una prova da “statista”. Resiste Grillo, cresce la Lega anche sull’onda di un “populismo becero”. Manca all’appello un’area popolare alternativa al PD: è, a mio parere, indispensabile per la democrazia del nostro Paese; da ricostruire su programmi chiari e senza Berlusconi. E non voglio soffermarmi sui ballottaggi di domenica scorsa: ancora calo dei votanti e molte sconfitte del PD: in Toscana il PD ha perso tre ballottaggi su tre. Alcuni amici mi dicono che su questi temi non faccio proposte chiare!
E allora per essere più chiari:
finché le cose “vanno come vanno” – crisi dei partiti, crollo della partecipazione, astensionismo record ecc. – dobbiamo lavorare soprattutto nella società civile per costruire dei soggetti sociali forti, consapevoli, autonomi e non subalterni; dei soggetti che (almeno per adesso) non puntano ad espugnare il Palazzo, ma soltanto a stringerlo d’assedio. Dei soggetti in grado di imporre a chi sta al potere, nel Palazzo, domande forti per contenuti e per capacità di mobilitazione.
Oggi la vera frontiera della presenza pubblica, della gente di fede, dei movimenti popolari, è questa. E per questo noi stiamo lavorando da tempo, e lavoreremo ancora, a Senigallia e dopo. Oggi: domani chissà?
Ci sono decisioni, intanto, che ci interrogano, che ci impongono di prendere posizioni chiare e coraggiose, una è il tema dei cosiddetti “diritti civili”: ripetiamo fino alla nausea che siamo aperti all’argomento dei diritti individuali (quali?), ma sul matrimonio fra coppie gay e sulle adozioni ai gay la nostra posizione non cambia. Forte e chiara, punto!