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Europa, è ora di decidere

La rottura all’interno dell’Eurogruppo non è un risultato sorprendente. Stava tutto già scritto nei limiti  disastrosi dell’ UEM, sin dai tempi di Maastricht. Sta scritto in tutti i passaggi di quanto avvenuto nella UE sin dall’inizio della crisi.  Cosa dovevamo aspettarci da una miriadi di riunioni dell’Eurogruppo (solo negli ultimi dieci giorni ce ne sono state cinque!)   e di vertici europei inconcludenti?      Siamo ben oltre l’asfissia politica; siamo al ridicolo.

Un atteggiamento che per qualunque impresa o  società avrebbe significato un sicuro fallimento. Nessun paese o organismo internazionale si sarebbe potuto permettere un tale comportamento. Solo l’Europa “può”  farlo, meglio, se lo permette; infatti sta fallendo.

Era tutto già scritto dall’UE:

–          Nei provvedimenti  economici sbagliati, nei tempi  e nei contenuti, che  ha messo in atto per  l’Eurozona durante l’infuriare della crisi, in contrasto con quanto avveniva nel resto del mondo;

–          Nell’aver impedito alla BCE di intervenire, durante la tempesta, per supportare l’economia  reale, mentre le si è permesso di farlo dopo, una volta che parte dell’economia e delle imprese in molti paesi erano già morte!

–          Nella mancanza di decisioni per rendere sostenibile il debito dei paesi UEM e sottrarlo  agli attacchi della speculazione finanziaria;

–          Nei limiti, nell’insufficienza e nei ritardi attuativi di alcuni provvedimenti  che pur son stati presi

–          Nella mancata sospensione temporanea del patto di stabilità e  nella mancata emanazione di un piano di aiuti immediato ed urgente (un piano Marshall europeo)per evitare  la caduta  del PIL, dell’occupazione e dell’inflazione in molti paesi dell’Eurozona;  per evitare, cioè, la grave recessione ancora in atto e per permettere ai paesi di fare le riforme necessarie; riforme  da decidere  insieme  per   tutti i paesi, a partire dalle stesse istituzione  dell’UEM, anch’esse bisognose di cambiamenti profondi

–          Nell’aver mantenuto, anche in questo caso eccezionale,  con un atteggiamento “punitivo” e moralistico, la  politica dei due tempi: prima le riforme, dopo gli eventuali allentamenti o aiuti  (gli USA e gli altri paesi europei avevano avuto un atteggiamento ben diverso sia durante la riunificazione della Germania-1 marco ovest=1 marco Est-  sia nei dopoguerra (’18 e ’45) per la mole del debito tedesco,  in gran parte abbonato; un debito con ben altre origini rispetto a quello attuale dei paesi dell’UEM;

–          E così via…

Ma c’è di più, più di tutto questo;  le premesse  e le responsabilità di quanto accaduto ed accade stanno anche altrove:

–          Nella caduta totale di un minimo di  fiducia e di solidarietà reciproca, in barba ai principi del Trattato, completamente ignorati e calpestati (artt. 4,17,130)

–          Nella debolezza dei programmi, delle proposte  e dei principi sollevati durante  le elezioni europee (2014), sia dai partiti ispirati  alla dottrina cristiana,  sia da quelli ispirati al riformismo ed alla socialdemocrazia europea.  Nessuna vera  idea o  ispirazione  per il futuro della UE;  nessuna  proposta alternativa, nessuna rivendicazione forte che segnasse la differenza. Un comportamento rinunciatario che ha rafforzato il “pensiero unico” dell’austerità, che il piano Juncker non ha nemmeno  scalfito, ed ha dato spazio agli estremismi di destra  e  sinistra.

–          Nella successiva  decisione  della socialdemocrazia tedesca di rimettere subito nel cassetto, dopo le elezioni in Germania, la proposta di un “piano per la crescita in Europa”, scambiandolo con qualche contropartita interna. Alcuni loro dirigenti hanno proposto addirittura di rinunciare a presentare un proprio candidato alle prossime elezioni alla cancelleria, per sostenere la Merkel!   Siamo molto  vicini al “pensiero unico” politico, più  pericoloso  di quello economico, che sicuramente verrà respinto.

–          Nella debolezza, come dicevamo,  del PE eletto, praticamente  ininfluente sulla vicenda della crisi  e del dibattito sul futuro dell’UEM e dell’Europa, che spesso avviene senza nessun rispetto del metodo comunitario o al di fuori; un Parlamento che spesso si perde in  una sorta di autodifesa e di rivendicazione del suo  giusto “ruolo” . I  suoi membri,  spesso, sono dipendenti dai governi e dai partiti nazionali, di cui seguono la logica.  Riescono a incidere  quelli più coraggiosi, più impegnati,  più intelligenti, più indipendenti e più autorevoli, ma non fanno sistema.

–          Nella debolezza complessiva delle Istituzioni  e degli organismi europei; solo la BCE è riuscita, e forse riuscirà, a tener testa alla situazione drammatica in cui ci troviamo. Cosa ci potevamo e ci possiamo aspettare da un Consiglio che, oltre alla crisi greca, non riesce nemmeno assegnare la ripartizione di 40.000 immigrati-rifugiati politici,  mentre la sola Svizzera ha deciso autonomamente di accoglierne circa 30.000 da sola?

Il governo greco attuale, comunque, ci ha messo del suo per far fallire la “trattativa”,  con un atteggiamento ondivago e inconcludente, facendosi scudo della crisi drammatica  del paese (che l’Europa poteva benissimo evitare), ma incapace a rilanciare con  un “progetto” alternativo, sia per la Grecia che per l’UEM: era qui che andava posta la sfida. Ha finito invece col giocare su più tavoli,  con piccoli ricatti o con supponenza, dimostrando anche ingenuità, senza presentare un piano, né a breve né a  lungo termine, con proposte concrete e credibili,  per sfidare la politica economica della UEM, basata principalmente sull’austerità. Un atteggiamento che è durato per sei mesi, quasi fino all’ultimo giorno, un’eternità,  finendo col fare  il gioco degli altri.

Questo, comunque, non  salva  affatto coloro (Istituzioni e governi) che, incuranti di quanto sinora avvenuto  con la crisi (ma non basta ancora?) hanno agito ed agiscono ispirati solo dal rispetto di  “regole”, (anche se sbagliate) fatte da noi, che potremmo benissimo cambiare, ed  in difesa di “un principio”  solo a base economico- contabile. Si sono dimostrati del tutto insensibili ed assolutamente incuranti  delle conseguenze, non solo per la Grecia , ma per l’UEM e per tutta l’Europa.  Anzi hanno visto nella vicenda  greca un’occasione per dare “un esempio”   a tutti gli altri, accada quel che accada! Poi non aver concesso alla Grecia una proroga delle scadenze per consentire lo svolgimento del referendum,  è inaudito, incredibile

Perciò occorre trovare il coraggio di dire “basta”!  Basta ai “ giochi”, basta a questa spregiudicatezza che costerà carissimo a tutti.

Dove sono gli altri paesi europei?

Oltre ad aver paura di qualche migliaio di immigrati, dell’ISIS, ecc…, senza far nulla, hanno paura anche del paese dominante? Sono sotto ricatto? E’ ora di dire la verità, di parlare chiaro e seriamente. Anche la Merkel dovrebbe farlo verso i tedeschi, dicendo loro i vantaggi  che hanno ricevuto dall’Euro, che sono tanti e durano da tempo. Continuare a fingere, oltre a dimostrare di aver  paura, sta diventando rischioso, molto  rischioso per tutti.  L’Europa  o fa un “salto politico” o dovrà  chiedere di nuovo aiuto agli USA e magari alla Cina.  Speriamo che la convinzione di J. Monet,  sul modo di procedere dell’Europa nei periodi di crisi, come quello  attuale, venga ricordata ed applicata. Ne vale il destino di tutti.

Carmelo Cedronev. presidente commissione economica CESE

 

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