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Landini, che combini con Piperno e Scalzone?

Sabato scorso, il Foglio, ha pubblicato un ampio servizio che raccoglie le idee sul sindacato e il mondo del lavoro espresse da Marco Bentivogli, segretario dei metalmeccanici Cisl. Gli argomenti trattati sono molti, e a mio avviso di grande interesse, anche perché Bentivogli non svolazza sul generico ma affronta i nodi spinosi di fronte ai quali si trova il sindacato, che oggi ha a che fare con innovazioni eccezionali che si stanno verificando nell’industria manifatturiera italiana, e non solo negli stabilimenti della Fiat di Marchionne.

Sulle opinioni del segretario Fim-Cisl si può concordare o dissentire, ma gli argomenti riguardano i problemi enormi che il sindacato oggi deve affrontare se vuole essere un sindacato del 2015 e del futuro che appartiene ai giovani, e non un’associazione di reduci. Oppure un semplice movimento che si iscrive nella storia della sinistra radicale italiana. Questo è quel che, sempre sabato, ha fatto il segretario della Fiom, Maurizio Landini, il quale ha radunato movimenti e movimentini, reduci di guerre sociali e politiche perdute, con il professore Rodotà per dare una vernice politico-costituzionale a un teatrino che appare un anticipo di partitino – non partito, però.

Tra gli spettatori anche due illustri pensionati di Autonomia operaia, Piperno e Scalzone. Cosa c’entra questo minestrone con il sindacato e i problemi che oggi si pongono, non si capisce. Si capisce invece che questa manifestazione dà un alibi a Renzi per giustificare una ingiustificabile condotta del governo nei confronti del sindacato. Dico un alibi perché il Presidente del Consiglio deve discutere i temi reali che il sindacato, non il minestrone di Landini, pone anche al governo.

La Cisl, la Uil e la Cgil (che giustamente ha criticato l’iniziativa di Landini) esprimono posizioni, condivisibili o meno, ma coerenti con il loro ruolo, e quindi è dovere del governo discutere. Se Landini vuole fare un partitino, che non si chiamerà partito, faccia pure: siamo in un regime democratico. Ma la Fiom è la Fiom, e con la sua storia non può finire in un confuso movimentismo. So bene che il problema che pongo è serio, e a risolverlo deve essere la stessa Fiom. E Landini, che a mio avviso sbaglia ma è persona onesta che crede in quel che fa, dovrebbe contribuire a sciogliere questa contraddizione per il bene del sindacato per il quale è tanto impegnato.


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