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“Laudato sì” Papa Francesco (un po’ meno Matteo Renzi)

Il teologo Vito Mancuso ha commentato con espressioni lusinghiere l’ultima enciclica di papa Francesco, “Laudato si’. Sulla cura della casa comune” (la Repubblica di oggi). Ma, come spesso gli capita, “in cauda venenum”. Infatti, alla fine del suo articolo lamenta l’assenza totale di ogni riferimento alle grandi religioni orientali (in particolare, buddhismo e taoismo), da sempre molto attente alla questione ecologica e alla spiritualità della natura. Beninteso, l’osservazione ha una sua consistenza culturale. Tuttavia, un passo alla volta. Per il momento, accontentiamoci di una Chiesa più “verde” in Occidente. Saranno un ortodosso, un cattolico e un non credente a presentare l’enciclica, ha preannunciato il pontefice. I seguaci del verbo di Siddharta possono tranquillamente aspettare la loro ora.

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C’è un antico motto dei nativi nordamericani che recita: “Non abbiamo ricevuto la Terra in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli”. Avevano già capito come sarebbe andata a finire dalle nostre parti.

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Italia Unica di Corrado Passera è davvero “unica”. Pur non essendosi presentata al voto amministrativo con un proprio simbolo, si è dichiarata molto soddisfatta per la vittoria dei candidati da lei “sostenuti con forza” (a Venezia, Arezzo, Matera e Pietrasanta). È come vantarsi di conoscere un amico che è riuscito a sedurre una bella donna.

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Sull’esaurimento della spinta propulsiva di Matteo Renzi fioccano sui giornali le analisi dei professionisti delle “previsioni sul passato”. In pochi, tra cui questa testata, in tempi non sospetti avevano avvertito che il vento stava cambiando. Parole sagge ha detto Emanuele Macaluso in una conversazione con Salvatore Merlo sul Foglio odierno: tra moralisti, pm e cacicchi locali, il Pd non c’è più. Il re dei decisionisti naviga a vista (immigrazione, Europa, scuola). Adesso scopre che le primarie “à la carte” possono trasformarsi in una specie di “peste della partecipazione democratica”, sparsa da untorelli di provincia. Naturalmente, per il premier nulla è perduto. Ci consenta però un piccolo consiglio. È vero, con i fautori della “ditta” non si va da nessuna parte. Ma con un “cerchio magico” composto solo da fedelissimi non sempre di qualità politica eccelsa, l’incantesimo da lui costruito con gli elettori rischia di spezzarsi in modo irreparabile.


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