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Regionali, i voti di Pd, M5S, Lega e FI analizzati dal Cise di D’Alimonte e dall’Istituto Cattaneo

Partiamo da qualche numero. È finita 5 a 2 a favore del Pd. È dunque una vittoria per Matteo Renzi? Una vittoria a metà, abbiamo titolato a caldo la nota politica dell’editorialista di lungo corso, Francesco Damato.

Ora tuffiamoci nei numeri. Partendo dall’astensione, grazie a un’analisi del Cise. Ecco quello che scrive il Centro di studi elettorali diretto da Roberto D’Alimonte, docente alla Luiss ed editorialista del Sole 24 Ore.

L’ASTENSIONISMO 

“Le regionali del 2015 fanno segnare un nuovo record negativo: considerando l’aggregato delle sette regioni al voto, la partecipazione è crollata di oltre 11 punti, attestandosi al 52,2%, come vediamo nella Figura 1. E già nel 2010 c’era stato un crollo di oltre 7 punti rispetto al 2005. Complessivamente, la partecipazione al voto alle elezioni regionali è diminuita di 40 punti negli ultimi 40 anni, di cui circa 28 persi dall’inizio della Seconda Repubblica (1995), e 18,3 persi soltanto negli ultimi 10 anni”.

Ora passiamo in rassegna i principali partiti, estrapolando le analisi dell’Istituto Cattaneo.

PARTITO DEMOCRATICO

“Il Partito democratico (Pd), ha perso oltre due milioni di voti rispetto al 2014, ossia alle elezioni più vicine nel tempo (-2.143.003), ma la riduzione è significativa anche rispetto al 2013 (-1.083.557). Questa diminuzione è anche attribuibile al calo generale del livello di partecipazione”, si legge nell’analisi curata da Gianluca Passarelli e Filippo Tronconi.

“Dal punto di vista territoriale – prosegue l’analisi dei ricercatori dell’Istituto Cattaneo – la riduzione del partito guidato da Matteo Renzi è stata significativa in tutto il territorio nazionale, ma accentuata soprattutto in Veneto (-65,8%), e in Liguria (-57,3%) e comparativamente meno sostenuta in Toscana (- 42,6%) rispetto alle europee del 2014. Questo risultato negativo può essere attribuito solo in parte al fenomeno delle cosiddette “liste del presidente”, che, anche dove presenti, ottengono consensi molto disomogenei. Il caso più rilevante è la Puglia, dove il PD sconta probabilmente la forte affermazione della lista “Emiliano Sindaco di Puglia” (154.028 voti, pari al 9,2%), mentre in Veneto la prestazione della lista a sostegno del candidato Alessandra Moretti è poco significativa (3,8%). Le liste del presidente sono del tutto assenti poi in Toscana, Umbria e Liguria, dove pure i democratici ottengono risultati deludenti rispetto al passato”.

IL MOVIMENTO 5 STELLE

Si legge nel report post elettorale dell’Istituto Cattaneo: “Il Movimento 5 stelle (M5s) ha ridotto i propri consensi di circa il 60% rispetto all’exploit delle politiche del 2013, ma anche rispetto alle europee del 2014 (-40,4%), quando già avevano fatto registrare un cospicuo arretramento. In valore assoluto questa variazione si traduce in una contrazione di voti pari a (-1.956.613) rispetto alle politiche e -893.541 rispetto alle europee”.

FORZA ITALIA

“Il risultato di Forza Italia alle regionali del 2015 – si legge nell’analisi dell’Istituto Cattaneo sul risultato del movimento azzurro – segnala che la compagine guidata da Silvio Berlusconi ha complessivamente perso il 46,9% rispetto alle europee del 2014 e oltre i due terzi dei consensi avuti alle politiche del 2013 (-67,0%). In termini assoluti si tratta di valori eccezionali, posto che Forza Italia ha perso quasi 2 milioni di voti sul 2013 (-1.929.827) e quasi 1 milione rispetto al 2014 (-840.148)”.

LEGA NORD

Ecco quello che si legge nel report dell’Istituto Cattaneo a proposito del movimento capeggiato da Matteo Salvini: “La Lega Nord è l’unico grande partito che aumenta i propri consensi. Il partito guidato da Matteo Salvini ha ricevuto un numero di consensi pari a oltre il doppio di quelli delle elezioni politiche del 2013 (+109,4%) (+402.584). La crescita maggiore si è avuta nelle regioni centrali (“rosse”), ossia le aree in cui in precedenza il partito era meno forte, al punto che in questa zona la LN nel 2015 ha raddoppiato (triplicato in Toscana e Umbria) i consensi delle europee. Nel Veneto si registra l’unica contrazione rispetto al 2014 (- 9,7%), plausibilmente spiegabile con il risultato eclatante della lista “del presidente” collegata al candidato Luca Zaia”.


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