Saranno 40mila i migranti redistribuiti da Roma e Atene verso altri Paesi dell’Ue, ma spetterà agli Stati membri decidere come effettuare questa ripartizione. Che ne è stato allora dell’ambiziosa riforma dell’immigrazione Made in Europe che avrebbe riscritto le regole dell’accoglienza nel Vecchio Continente, ma che vedeva la contrarietà di Parigi e Berlino? Sono in molti a chiederselo dopo aver sbirciato la bozza di conclusioni del vertice europeo in programma a Bruxelles giovedì e venerdì, di cui La Stampa ha pubblicato una copia.
OBBLIGATORIETÀ VOLONTARIA
Il documento pubblicato sul sito del quotidiano diretto da Mario Calabresi non lascia adito a dubbi. Se da un lato Italia e Grecia avranno nei fatti una mano tesa, dall’altro i Paesi dell’Unione rifiutano che sia Bruxelles a occuparsene, respingendo al mittente una soluzione strutturale e definitiva. La formula scelta è infatti quella di una “obbligatorietà volontaria, ma vincolante”, una definizione apparentemente contraddittoria, che dovrà essere chiarita, ma che dovrebbe consentirà di dirottare le 40mila persone citate da Roma e Atene verso gli altri Stati membri. Il “come” e presumibilmente il “quando” saranno decisi non da Berlaymont, ma dal Consiglio europeo (ovvero dai leader dei rispettivi Paesi).
UN MECCANISMO TEMPORANEO
“Però – rileva Eunews – è ancora necessaria “la rapida adozione di una decisione che istituisca il meccanismo temporaneo ed eccezionale” proposto dalla Commissione europea che prevede che “tutti gli Stati membri concorderanno, entro la fine del mese di luglio, sulla distribuzione di queste persone”. Dunque un paletto temporale, tutto affidato ai governi e non più alla Commissione, almeno c’è“.
LE ZONE DI FRONTIERA
Nel testo, si evidenzia anche “la creazione di zone di frontiera e servizi strutturati negli stati in prima linea”, da amministrare con il supporto di tutti i governi, dell’ufficio per l’Asilo, di Frontex e Europol, cosicché si garantisca “la rapida identificazione, la registrazione e la presa delle impronte digitali dei migranti”, spesso punti deboli dei centri di accoglienza italiani e greci.
Per ultimo, il Consiglio decide la “fornitura immediata di assistenza finanziaria rafforzata” ai Paesi di frontiera con l’obiettivo di “contribuire ad alleviare i costi per la ricezione e il trattamento delle domande di protezione temporanea”. Mentre tutti gli Stati dell’Unione accoglieranno il principio secondo cui tutti i Paesi membri “parteciperanno al reinsediamento di 20mila sfollati in evidente bisogno di protezione internazionale”. Anche in questo frangente l’ultima parola spetterà ai governi e non a Bruxelles.
I RILIEVI DEGLI ANALISTI
Questi i punti salienti, che però dividono gli analisti. Il provvedimento, come detto, è di natura transitoria, dunque equivale a un ennesimo stop, che serve agli Stati membri a tamponare l’emergenza, ma senza stabilire norme automatiche in caso di crisi; potrebbe però costituire un precedente interessante o quantomeno una base importante da cui partire nel negoziare in futuro ulteriori passi in avanti nelle politiche migratorie verso il Vecchio Continente. Purtroppo, sottolineano i più critici, non prima della prossima strage nei nostri mari.