Intercettazioni a strascico? No, grazie. O meglio, sì, ma con maggiori precauzioni. È la linea scelta dal presidente americano Barack Obama, che ieri ha incassato al Senato il via libera al Freedom Act.
PATRIOCT ACT IN SOFFITTA
La nuova legge – già passata alla Camera – è stata approvata con 67 voti favorevoli e 32 contrari e nel giro di poche ore il capo di Stato l’ha firmata. Il governo degli Stati Uniti può ora riprendere i controlli sui metadati telefonici (numero di telefono, ora e durata della chiamata, posizione di ogni partecipante), ma con nuove limitazioni, che secondo la Casa Bianca rappresentano un equilibrio migliore tra la privacy dei cittadini e la sicurezza necessaria a combattere il terrorismo. La legge estende infatti la capacità dell’esecutivo di raccogliere i dati, una prerogativa che era scaduta domenica, ma rimpiazza il Patriot Act, in vigore poco dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 e rinnovato successivamente pro tempore.
COSA CAMBIA
Per Matteo Bonfanti, research fellow in Diritto internazionale e dell’Unione Europea presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’intervento voluto dal presidente Usa assegna di sicuro maggiori tutele a vantaggio dei cittadini, seppur non toccando alcuni aspetti di fondo. “Prima di questa legge le compagnie telefoniche raccoglievano i metadati delle conversazioni di tutti, mettendoli ad esempio completa disposizione dell’Nsa, che poteva farne quel che voleva. Ora sarà l’agenzia a chiedere l’accesso a questi dati di volta in volta tramite un giudice“. Ciò, spiega l’esperto, avrà effetti non secondari tanto sulla conduzione delle indagini quanto sulla privacy, ma solo sul fronte domestico. “In primo luogo costringerà giocoforza a richiedere i metadati in modo circoscritto, sulla base di un’indagine o di un sospetto specifico. Varrà solo per gli statunitensi, mentre l’attività estera viene regolata in altro modo“. Con questo viene meno una delle principali accuse, almeno negli Usa, nei confronti del programma svelato dal contractor Edward Snowden che ha dato vita al Datagate. Non solo. “Alcuni analisiti sono convinti che ciò agevolerà le indagini, perché gli inquirenti si focalizzeranno solo sui dati strettamente necessari, non facendosi deviare da una sovrabbondanza d’informazioni“.
GLI ASPETTI IMMUTATI
Tuttavia, sottolinea Bonfanti, anche il Freedom Act conserva alcune caratteristiche peculiari delle politiche di sicurezza in vigore poco dopo gli attacchi alle Torri Gemelle e non significa che l’Nsa sia stata privata di qualsiasi potere di sorveglianza. “Le compagnie telefoniche – spiega il ricercatore – continueranno a raccogliere in ogni caso dati senza alcuna selezione. Perciò negli Usa c’è già chi s’interroga sul passaggio successivo, ovvero sul superamento del problema della cosiddetta proporzionalità“. In altre parole: è davvero sicuro che raccogliere informazioni su tutti aiuti a sventare attentati o reati in genere? “Questo aspetto – rivela l’esperto – è ancora poco chiaro, perché non esistono statistiche in merito. Non va però dimenticato che libertà e sicurezza sono due facce della stessa medaglia. Solo la ricerca di un buon equilibrio può salvaguardare entrambe“. Inoltre, secondo il New York Times l’intelligence ha diversi strumenti nelle mani per aggirare la cessazione dei poteri garantiti dal provvedimento votato durante l’amministrazione di George W. Bush. Potrà ad esempio appellarsi alla cosiddetta “clausola del nonno”, che permetterebbe di portare avanti a tempo indeterminato qualsiasi indagine cominciata prima del primo giugno.
LE SOFFERENZE DEL GOP
La decisione del Senato – sostenuta dalla candidata forte alla nomination democratica, Hillary Clinton – ha, come prevedibile, anche riverberi politici. Oltre a rappresentare per molti media una sconfitta personale per il leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell – che voleva che le sezioni del Patriot Act fossero prorogate e non modificate – è anche un ribaltamento rispetto alle politiche di sorveglianza post 11 settembre volute e difese più volte proprio dal Gop.