La Lettera Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco rappresenta certamente la considerazione complessiva più sostanziosa e profonda degli ultimi anni sul rapporto tra natura umana e sfida tecnica globale.
Anche indipendentemente dal mondo cattolico, cui il testo pontificio si rivolge e di cui è alta espressione intellettuale, è chiaro che lo scritto concede a tutti la possibilità finalmente di riflettere in modo studiato su alcuni dei temi tra i più scottanti e controversi del nostro presente.
CHI HA PRESENTATO LAUDATO SI’, L’ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO. TUTTE LE FOTO
In primo luogo il quesito ecologico, vale a dire il valore della tutela ambientale, ma anche le questioni economiche aperte dalla tecno-scienza; il tutto legato ovviamente alla ridefinizione del ruolo dell’uomo sul pianeta. Il vasto materiale è enucleato e articolato in modo organico con argomenti chiari e precisi, tenendo conto delle sensibilità giunte al Papa da tutte le Conferenze Episcopali del mondo.
Insomma, uno sguardo d’insieme che conferma l’unanimità presente nella valutazione dei rischi ambientali e la necessità di una risposta forte, coesa e compatta che animi e ispiri in modo autenticamente umano tutti i Paesi, a cominciare da quelli più ricchi e a maggioranza cristiana, anche se non necessariamente cattolici.
Il Papa avvia il suo pensiero, ispirato fedelmente al magistero universale, con un riferimento a San Francesco e alla sua sensibilità particolare verso la natura creata, vista come espressione e manifestazione immediata e intuitiva dell’amore di Dio. L’intima corrispondenza con gli animali era per il Santo di Assisi, infatti, indissociabile dalla contemplazione spirituale resa possibile dall’intrinseca comunione creaturale con la terra e gli esseri viventi che ne popolano suolo e mare.
Praticamente un atteggiamento opposto al materializzarsi concreto dei rischi che oggi minacciano la sopravvivenza dell’ecosistema. Sono sotto gli occhi di tutti la scarsità e l’inquinamento dell’acqua, la perdita della biodiversità, il degrado della qualità della vita umana, il deterioramento sociale, la debolezza delle relazioni affettive, e così via.
È cruciale, in tal senso, il Secondo Capitolo dedicato al Vangelo della Creazione, in cui sono esposti i fondamenti filosofici e teologici che stanno alla base dell’intera considerazione.
In primo luogo l’idea ebraico-cristiana di un Dio creatore, con il quale la natura è elevata al rango sacro di creatura. Essa ha liberato dalla falsa divinazione antica del cosmo naturale, permettendo di comprendere la qualità intrinseca posseduta da ogni cosa vivente ed esistente.
In secondo luogo l’idea del limite essenziale dell’essere umano, espresso nella consapevolezza che “noi non siamo Dio, e la terra ci precede e ci è stata data” (67).
Ebbene solo l’unione coerente di queste due verità rende possibile l’affiorare di una tangibile, risolutiva ed equilibrata visione ecologica, incentrata sul rapporto ordinato tra la superiore dimensione umana e la salute dell’ambiente circostante, necessaria alla vita.
Nei capitoli conclusivi, l’Enciclica tratta poi due risvolti decisivi di questa concezione. Il primo è la radice umana della crisi ecologica contemporanea, conseguenza necessaria della perdita storica della conoscenza corretta del limite operativo dell’azione umana. L’antropocentrismo moderno, appunto, trasformando la libertà personale in volontà di potenza illimitata, diviene volano per un relativismo pratico che acuisce oltremisura le disuguaglianze, scavando una voragine che inghiotte e distrugge ogni risorsa esistente.
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In tal senso è scorretto definire l’Enciclica di papa Bergoglio “ambientalista”, se non altro perché l’interesse ultimo riguarda la rivendicazione razionale e cristiana di un’ecologia dell’umano, la cui tappa decisiva è il riconoscimento della responsabilità che la libertà razionale ha di alterare o tutelare, secondo i casi, il dato biologico di partenza indispensabile per la vita, calpestando o mantenendo il limite etico indispensabile per la conservazione o la distruzione del creato.
L’uomo, come si diceva, non è Dio. E la terra, il suolo, le risorse naturali non sono proprietà dell’uomo. Per questo motivo è ragguardevole che le esigenze soggettive di azione e produzione non si trasformino in tentativi impietosi di snaturare, prima ancora dell’ambiente, il dato antropologico di partenza che definisce oggettivamente la specificità trascendente della vita personale: anzitutto la dualità sessuale di maschile e femminile, nonché le modalità etiche che decifrano il meccanismo materiale e spirituale della riproduzione, vale a dire matrimonio e famiglia.
In ultimo, la Laudato si’ mette a disposizione del lettore alcune scelte pratiche che potrebbero essere perseguite al fine di migliorare la relazione uomo-ambiente, garantendo la conservazione e la valorizzazione universale della natura: un bene comune che passa attraverso il rafforzamento del dialogo politico, la presenza delle religioni nello spazio pubblico, l’amore civile, la pace.
In conclusione, da oggi avremo a disposizione un documento che esprime la posizione che ha da sempre la Chiesa sul creato, e che punta l’indice di nuovo coraggiosamente, analogamente a quanto aveva fatto Benedetto XVI nella Spe salvi, sulle false utopie e i nefasti messianismi secolarizzati del dominio.
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A ben vedere, infatti, è la protezione di quel limite che distingue il naturale dall’artificiale e il bene dal male a dare all’uomo la possibilità di costruire il senso relazionale di una vita umana solidale e produttiva, rifiutando ogni tentativo tecno-scientifico esasperato di alterare e annientare l’ambiente in cui anche le future generazioni dovranno vivere in modo coeso e generoso.
Francesco propone così il recupero del valore tradizionale della contemplazione spirituale, filosofica e artistica del mondo, da comprendersi come corrispondenza all’opera d’amore di un Creatore intelligente e buono che dà un senso intrinseco, effettivo e sacro a tutte le cose che esistono, mettendole a disposizione dell’intero genere umano per tutti i tempi della storia.