All’indomani del rilevante turno elettorale regionale ed ancor più all’indomani dei risultati comunali, è necessaria la costruzione di un vero e proprio progetto di governo e non soltanto di un’alternativa a Matteo Renzi.
Si sta molto opportunamente sottolineando il fatto che per le elezioni regionali non è previsto il doppio turno, a differenza di quel che è da molti anni possibile per l’elezione dei sindaci.
Questa ambiguità di fondo – che ha caratterizzato l’intera cosiddetta Seconda Repubblica – rappresenta di fatto una sostanziale alternativa tra l’Italicum, interpretato in senso bipartitico, e lo stesso Italicum interpretato invece in senso bipolare.
Nel primo caso – come abbiamo visto nelle elezioni regionali – si concentra l’attenzione sui candidati presidenti della Regione, anche a prescindere dalle alleanze che li sostengono, mentre nel secondo caso risulta sempre più determinante la cultura dell’alleanza che gli aspiranti sindaci esprimono nel contesto del ballottaggio.
Un progetto di governo alternativo a Renzi deve pertanto sciogliere questo nodo fondamentale: modello bipartitico o tendenza bipolare?
Il fatto che Renzi provenga dall’esperienza di sindaco di Firenze, vissuta in senso più bipartitico che bipolare, introduce pertanto una significativa variabile nella costruzione di una vera e propria proposta di governo per l’Italia che non si voglia limitare a essere una semplice alternativa personale a Matteo Renzi.
Questo appare in fondo il nodo di fronte al quale si trovano tutti i maggiori protagonisti della cosiddetta costruzione dell’alternativa a Renzi.
Prevale il modello Liguria, che consiste nel concorso di tutti i segmenti del centro-destra alla vittoria elettorale; o il modello Venezia nel quale sembra prevalere una qualche logica di società civile capace essa di aggregare in termini vittoriosi persino la non-protagonista Lega di Salvini; o ancora il modello di Gela nel quale la rivolta anti-Crocetta sembra in qualche modo prevalere persino rispetto alla tradizionale riluttanza del Movimento 5 Stelle ad avere alleati gli esponenti dei partiti tradizionali?
Le alternative a Renzi infatti sono state e sono almeno tre.
Quella per così dire del “radicalismo antipartitico” del Movimento 5 Stelle, che sembra aver successo molto più al Sud che al Nord; o quella dell’identità “quasi razzista” della Lega di Matteo Salvini che risulta protagonista al centro-Nord ma non anche al Sud; o infine quella “neo-Berlusconiana” che ha visto insieme i leghisti di Salvini e i popolari di Alfano.
Un progetto di governo deve pertanto riuscire, non soltanto a tenere insieme Nord e Sud d’Italia, ma deve allo stesso tempo essere in grado di saper leggere il contesto attuale sia dell’integrazione europea, sia della globalizzazione.
Per quel che concerne l’integrazione europea occorre capire quale equilibrio si propone tra la cultura statuale dei muri e la cultura personale della dignità umana; per quel che concerne il nuovo scenario della globalizzazione occorre ragionare fino in fondo sul significato dei partiti politici quali si sono manifestati nei singoli Stati europei nel corso degli ultimi secoli, a differenza di quel che ormai si deve constatare al di fuori dell’Europa.
Una proposta di governo pertanto non dovrebbe limitarsi soltanto a una lettura per così dire “miope e micragnosa” dell’Italia che fu, ma deve avere il respiro e il coraggio di partire pur sempre dall’Italia, cercando però di coniugare passato e futuro.