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Come si sta ingarbugliando il Pd a Roma

Vorrei proporre ai lettori un brillante indovinello, che ho trovato in un libro di Jim Al-Khalili, un maestro della divulgazione scientifica “(La fisica del diavolo”, Bollati Boringhieri, 2012).

Tre viaggiatori una notte si fermano in un albergo. L’impiegato dell’accettazione chiede 30 dollari per una camera con tre letti. Dopo aver pagato ciascuno 10 dollari, i viaggiatori salgono nella loro stanza. Poco dopo, l’impiegato si accorge che in quel periodo – in virtù di un’offerta speciale – il suo prezzo era di 25 dollari. Per non trovarsi nei guai col direttore, prende cinque dollari dalla cassa per restituirli ai tre clienti. Si rende subito conto, però, di non poterli dividere in parti uguali. Decide quindi di dare un dollaro a ognuno, e tenersi gli altri due per sé. Così, pensa, saranno tutti felici e contenti.

Qui sorge il problema: ogni ospite avrà sborsato nove dollari per la stanza (che fa 27 in tutto), e l’impiegato si è intascato due dollari (che fa 29). Dov’è finito il trentesimo dollaro? Confesso che non sono riuscito a vedere la soluzione immediatamente.

Eppure essa è semplice, e sta nel modo in cui viene raccontato l’indovinello. Infatti, non si possono sommare i 27 dollari con i due presi dall’impiegato. Non c’è ragione di farlo, in quanto non c’è più un totale di 30 dollari di cui rendere conto. I due dollari dell’impiegato, al contrario, devono essere sottratti dai 27 sborsati dai clienti; il che lascia 25 dollari, ovvero l’ammontare effettivo nella cassa.

Quello illustrato è un classico esempio di “paradosso fallace”: la sua premessa è giusta mentre la sua conclusione è assurda, a causa di un passaggio errato o fuorviante del ragionamento.

Con ciò arrivo al punto. A ben riflettere, la lotta politica in Italia si svolge a colpi di “paradossi fallaci”. Qui mi limito a segnalarne uno dei più clamorosi e più “caldi”.

Il segretario e il presidente del Pd vogliono sradicare il malaffare che domina a Roma (intenzione lodevole e su cui personalmente non ho dubbi), ma Ignazio Marino “non si tocca” perché è un baluardo della legalità (conclusione palesemente forzata, che mal occulta il terrore di Largo del Nazareno per lo scioglimento del Consiglio comunale e per nuove elezioni nella Capitale).

Il difetto del ragionamento sta nel credere che “passata la nottata”, tutto in qualche modo si aggiusterà. Un calcolo come questo sarebbe rovinoso per le sorti dello stesso premier.

Ma forse qualcuno ha cominciato a mettere qualche pulce nell’orecchio di Matteo Renzi. Non so se è stato il prefetto Gabrielli, che (come sembra) si appresta a scalzare il sindaco dal ruolo -ambitissimo – di commissario del Giubileo.


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