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Sanità e ambulanze: bandi alla Ponzio Pilato e onlus controverse

Se si applicasse alla lettera il galateo del libero mercato, non ci sarebbe granché di cui discutere: in caso di appalto vinto da una nuova ditta, quest’ultima potrà scegliere quali lavoratori impiegare. Ma nel mondo della sanità libertà di mercato e salvaguardia occupazionale non si separano con facilità, e quando si consuma un “divorzio” tra questi principi sono guai seri.

Un esempio? Prendiamo il caso della One Emergenza, la cooperativa che dal 2012 gestiva il servizio di trasporto di infermi, barellati, trasporto neonatale, servizio di autoambulanza, servizio trasporto organi, sangue plasma, emoderivati dell’ospedale Garibaldi di Catania in forza di un appalto, e subentrando a un’altra ditta aggiudicataria di un appalto precedente.

A marzo di quest’anno, con delibera n. 161 del direttore generale del Garibaldi è stato approvato l’atto di interpello “per la stipula di convenzione con Associazione di volontariato/Cooperativa di promozione sociale/Onlus, per la gestione temporanea del trasporto integrato mediante l’impiego di ambulanze per soccorso sanitario d’urgenza ed emergenza-veicoli speciali adibiti al trasporto di emoderivati e/o campioni biologici”.

Al termine delle procedure di gara è risultata aggiudicataria del servizio la New Città di Catania Onlus. Fuori la One Emergenza, dunque, e dentro la New Città. Ma quest’ultima, a differenza di quanto era capitato alla One Emergenza, non sarà tenuta ad accollarsi i 22 dipendenti del proprio predecessore. Non lo prevede il bando, e serve a poco che il contratto collettivo al quale aderisce One Emergenza ne faccia espressamente menzione: New Città, che è una onlus, non ha alcun vincolo, e nemmeno l’occhiuta Anac, l’autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, si è mai espressa in merito.

A omettere la clausola di tutela occupazionale sono quasi sempre gli enti pubblici che scrivono i bandi, sottolineano alcuni addetti ai lavori. Come il Garibaldi di Catania, ma anche la AUSL di Rieti e le ASL di Torino, in una casistica piuttosto ampia e in allarmante crescita, secondo quanto emerge da un rapporto in via di elaborazione in alcune imprese.

Il più delle volte la mancata previsione della clausola di tutela occupazionale coincide con gare che offrono la corsia preferenziale ad associazioni di volontariato, penalizzando i soggetti “for profit”, lamentano imprenditori privati.

Sta per aprirsi un nuovo capitolo investigativo?

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