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Come sta il renzismo?

Dalle stelle alle stalle. Dagli elogi ruffiani, e dunque falsi, alle critiche più rodomontesche. Siamo in Italia, dove nel giro di qualche mese gli invocati salvatori della patria si tramutano in personaggetti da sballottare.

Lo sta sperimentando Matteo Renzi. Si dirà: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ha voluto rottamare con una manovra di palazzo Enrico Letta per far vincere il Pd alle Europee? E ora, alla prima non chiara vittoria, s’ode un vociare sempre più rumoroso di critiche, rilievi, stilettate e proteste dall’interno del suo partito.

Un partito, e una dirigenza nazionale, quella del Pd, davvero straordinaria, unica. Prima, senza una vera discussione, sbologna il vicesegretario del Pd che era premier perché era troppo flemmatico su riforme, lavoro, fisco ed Europa, e issa a Palazzo Chigi lo scalpitante segretario vittorioso alle primarie. Una volta al governo, Renzi dice e fa più o meno esattamente quello che diceva nelle settimane e nei mesi precedenti. Ma i signori democrat del Nazareno – sponda anti renziana – si adontano, nicchiano, mugugnano, protestano, sbraitano. Non solo: molti democrat nei corridoi, nelle piazze e in tv dicono che con l’Italicum si lede addirittura la democrazia, con il Jobs Act si violentano i diritti e magari la Costituzione, con la riformetta della scuola si consegna gli istituti pubblici ai privati, ai presidi-dittatori e a chissà quali altre figure disdicevoli.

Nel frattempo il baldanzoso premier, che aveva promesso di far cambiar verso addirittura all’Europa e alla Merkel su rigore da rottamare e investimenti da far partire, e quindi far attenuare gli stupidissimi vincoli sulla finanza pubblica, ha portato a casa nulla, o poco più di nulla, a parte uno slittamento di un anno del pareggio di bilancio.

Renzi aveva una carta segreta per le Regionali. Un’altra trovata come gli 80 euro in busta paga con cui sbancò alle Europee. Un bonus per i meno abbienti e i poveri. Aveva pure ammonticchiato un (virtuale) tesoretto giochicchiando con i rapporti deficit-pil, poi è arrivata (inattesa?) la sentenza della Corte costituzionale che ha cassato la legge Fornero-Monti che aveva bloccato la indicizzazione delle pensioni e ha tentato di strombazzare il mini rimborso come una cortese concessione. Ma il “regalino” ha fatto imbestialire vieppiù i pensionati che erano già imbufaliti per il blocco montiano.

In questo quadro, e considerando anche i sindacati della scuola che hanno soffiato sul fuoco della Buona Scuola e con un arrembante Matteo Salvini che proponeva ricette facili-facili su immigrazione e legalità (mentre Francia e Germania quasi si dileguano rispetto ai piani italiani per le quote di migranti da distribuire tra gli Stati europei), il Pd renziano poteva aspirare davvero a un 6 a 1 o a un 7 a 0, come aveva vaneggiato Ladylike Alessandra Moretti?

Difficile dirlo, ma è facile rimarcare come il renzismo ha qualche problema ad attecchire al Nord (si veda in particolare i numeri del Veneto) e come al Sud il renzismo si è aggrappato a Vincenzo De Luca per poter proseguire nella rottamazione. Gulp.


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