Washington non cerca una nuova guerra fredda con Mosca, ma non può restare insensibile al grido di aiuto che proviene dalla Polonia e dai Paesi Baltici. Per questo, oltre ai commando delle forze speciali fornirà intelligence, tecnologie e armi sofisticate, che secondo il numero uno del Pentagono, Ashton Carter, potrebbero essere sufficienti a far tirare indietro gli artigli all’Orso russo.
IL SUPPORTO DI WASHINGTON
Come aveva già detto venerdì scorso a Formiche.net l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Nato, il generale Douglas Lute, gli Stati Uniti forniranno supporto reale alle basi Nato in Europa. Un concetto ribadito ieri in Germania dal nuovo segretario alla Difesa Usa, alla sua prima missione in Europa, dove domani e giovedì parteciperà a Bruxelles al vertice dell’Alleanza atlantica.
L’arrivo di Carter avviene dopo la conferma del prolungamento delle sanzioni dell’Ue contro Mosca per altri sei mesi, a seguito del mancato rispetto degli accordi di Minsk da parte del Cremlino. “L’annessione della Crimea, poi la crisi in Ucraina, con l’intervento della Russia a sostegno dei ribelli separatisti, – rimarca oggi Federico Rampini su Repubblica – ha accelerato un riesame del ruolo della Nato. In particolare ha messo in agitazione quei paesi che si sentono “i prossimi della lista”, cioè gli ex membri del blocco sovietico come la Polonia e i Baltici. Membri della Nato, e quindi garantiti dall’articolo 5 che impone a tutti gli altri di intervenire in loro difesa qualora siano minacciati. Ma l’articolo 5 è un’affermazione sulla carta, perché sia credibile mancano le forze militari sul terreno. Né la Polonia né i Paesi Baltici hanno delle vere basi Nato. Di qui la decisione di cominciare con una “punta di lancia” di 5mila uomini, commando di pronto intervento per lo più americani, che a rotazione si sposteranno in questi paesi confinanti con la Russia”. Ma Tra i contributi americani – prosegue – ci saranno droni, aerei, artiglieria terrestre e navale. Carter darà nuovi dettagli anche sui mezzi blindati e le armi pesanti, il cui dispiegamento non ha precedenti storici in paesi come la Polonia e i Baltici. «È la prova che gli Stati Uniti restano profondamente impegnati nella difesa collettiva dell’Europa», ha detto il segretario alla Difesa”.
LE PROPOSTE
Gli Usa – ha spiegato Carter – hanno proposto di posizionare in alcuni Paesi dell’Est europeo, fra cui i Paesi baltici, degli armamenti pesanti e circa 5.000 uomini. “Un passo importante da compiere se vogliamo rafforzare le capacità di resistenza dell’Alleanza” alle frontiere orientali dell’Europa, ha detto il numero uno del Pentagoni a Berlino. L’idea principale è che siano lì per addestramenti, “ma esiste anche la possibilità di eventi imprevisti”, ha precisato.
LA REPLICA DEL CREMLINO
Il progetto americano ha suscitato un’immediata protesta da parte del presidente russo Vladimir Putin, che già nei giorni scorsi aveva avvertito la Svezia non aderire a pieno titolo alla Nato e che ha risposto annunciando un rafforzamento del dispositivo nucleare russo.