Dopo aver “annesso” unilateralmente la Crimea e “invaso l’Est dell’Ucraina”, la Russia “non ha rispettato nessuna delle misure stabilite dagli accordi di Minsk”. Per questo, l’Unione europea deve tenere duro sulle sanzioni, forte “strumento di pressione per rendere credibile il negoziato”.
A chiederlo in una lunga intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera è il presidente ucraino Petro Poroshenko, che invoca l’aiuto di Bruxelles e Washington per uscire dalla crisi economica e politica che stritola Kiev e per arginare il pericolo che quanto accade alle porte del Vecchio Continente possa ulteriormente espandersi.
LE ARMI DAGLI USA
“Oggi per ordine di Putin – spiega al quotidiano di Via Solferino – sul nostro territorio sono ammassati 200 mila uomini e un arsenale rifornito di carri armati, sistemi sofisticati lancia missili, razzi per la contraerea”.
Un’aggressione difficile da tollerare, che nel breve periodo Poroshenko vuol tamponare grazie alla deterrenza della potenza militare americana. “Stiamo chiedendo” armi pesanti “agli Usa”, rivela, ma precisa: “Finora non ne abbiamo ricevute”, “stiamo negoziando”. Tra le dotazioni richieste figurano “postazioni elettroniche di contro artiglieria, equipaggiamenti per le comunicazioni, un piccolo numero di blindati con mitragliatrici, piccoli droni da ricognizione”. Inoltre, aggiunge Poroshenko, “collaboriamo con l’intelligence americana e abbiamo istruttori statunitensi, britannici e canadesi”.
VOGLIA DI NATO
Il presidente ucraino si dice conscio del fatto che questa guerra non possa essere vinta solo sul piano militare, ma sa bene che il posizionamento di Kiev all’interno dello scacchiere occidentale è un aspetto delicato e importante del futuro del Paese, per affrontare il quale non serve fretta. “Non sono maturi i tempi. Per entrare nella Nato occorre soddisfare diversi requisiti. Stiamo lavorando per riformare a fondo il Paese, dal punto di vista economico, sociale, amministrativo. Sarà un lungo lavoro: ci vorranno almeno 6-7 anni. Quando saremo pronti, convocheremo un referendum per chiedere al popolo ucraino se dovremo entrare o no nell’Alleanza atlantica”. Diverso il discorso per un avvicinamento all’Ue, forse l’obiettivo primario del presidente ucraino, che intravede nel legame con Bruxelles un modo per uscire dal pantano economico e seguire la scia dei Paesi Baltici e della Polonia.
LA VICINANZA ALL’UE
“Abbiamo cominciato con l’accordo di associazione all’Unione Europea che è stato già ratificato da 21 Paesi. Altri quattro ne stanno discutendo. L’Italia è tra questi”. “L’accordo”, rimarca, “per noi è una questione di vitale importanza”. Facile comprenderne il perché, se si guarda ai numeri. “Devastata dai conflitti e tenuta in vita dal Fondo Monetario Internazionale – scrive Reuters – l’Ucraina sta chiedendo ai suoi obbligazionisti stranieri di accettare un 40% di svalutazione o “haircut” del debito di 23 miliardi di euro in loro possesso, ma finora non hanno accettato”. Questa settimana, prosegue l’articolo, “la banca centrale del Paese ha predetto che l’economia sarebbe crollata del 9,5% quest’anno”. E “le speranze di un rimbalzo l’anno prossimo sono smorzate dai timori di ripresa del conflitto in Ucraina orientale, nonostante un tentativo di cessate il fuoco con i ribelli filo-russi”.
LA RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO
Il Fmi ha fatto alla fine di maggio una revisione delle prospettive dell’Ucraina. I dati non sono ancora stati resi pubblici e forse lo saranno a ore.
Per questo, i colloqui di oggi a Washington con i creditori, sottolineano fonti governative, sono fondamentali per porre fine a tre mesi di stallo e aprire la porta ai negoziati di ristrutturazione del debito. Tuttavia, rilancia il Moscow Times, in caso di mancati progressi, prosegue il quotidiano moscovita, Kiev potrebbe sospendere i pagamenti, spingendo a tutti gli effetti il Paese in default. Martedì il parlamento ucraino – sottolinea il media governativo russo Sputnik – “ha approvato il disegno di legge, presentato dal governo, che autorizza la sospensione dei pagamenti sui debiti esteri ristrutturati”. Dal documento allegato al disegno di legge “risulta che nella moratoria sono compresi anche gli eurobond ucraini per 3 miliardi di dollari, comprati dalla Russia alla fine del 2013”. Se ciò accadesse, si apprende, Mosca presenterebbe “ricorso” per “impugnare la decisione”