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4 domande e 4 risposte sul voto in Grecia visto da Creta

All’unione monetaria manca ancora oggi un’unione politica e la prova è il balletto che ha preceduto e proseguirà la consultazione di oggi in Grecia. Se siamo arrivati a questo punto è per gli errori del passato. Di tutti.

Dei tedeschi, che hanno perso troppo tempo nel 2010 prima di dare il via agli aiuti (ne servivano solo 40 di miliardi ora il debito ellenico è a quota 350 miliardi), delle istituzioni comunitarie, del tutto assenti nei momenti clou, e ovviamente di Atene, che ha pensato di suggere dalla mammella dei vari fondi salva stati e della Bce all’infinito senza fare riforme vere e combattere l’evasione.

A Creta c’è attesa e caos come nella capitale? No. Questa è un’isola-stato che vive di turismo. Ci sono code ai bancomat come nel resto del paese, ma tutti sono gentilissimi, perché sanno che gli stranieri che vengono qui e negli altri gioielli greci sono la loro unica salvezza e fonte di reddito. Ieri con la dracma e oggi con l’euro.

Chi vincerà, il Sì o il No? Qui a Creta credo il “Sì”, perché la gente non vuole perdere il lavoro che dipende in gran parte proprio dal turismo, nel resto del paese è difficile dirlo. La Grecia è una mela spaccata a metà: chi ha un lavoro, dei risparmi, anche una pensione, preferirà votare sì per restare nella moneta unica e forte. Chi non ha nulla o è disoccupato, voterà “No”  per fierezza e disperazione insieme. I tedeschi come si comportano? Tranquilli e rilassati, leggono Die Zeit che ha in prima pagina un appello ironico, anche in lingua greca, dal titolo ”Grecia resta con noi”. Probabilmente li vorrebbero fuori i greci, ma sanno che qui ci torneranno comunque. I cretesi sono gentili e incassano i loro euro.

Tutto si tiene. Domani la calma finirà se passa il No. Per il governo Tsipras sarà una vittoria di Pirro, già da domani pomeriggio dovrà pregare Draghi di scongelare la liquidità d’emergenza per non far fallire le banche greche.

Senza un piano Grexit vero sarà difficile per Merkel e Juncker abbandonare Atene al suo destino. E se vince il “Sì” al piano d’aiuto della ex Troika il governo cadrà? E’ probabile un governo di unità nazionale, chi lo guidi non importa, prenderà ordini da Berlino e Bruxelles. La realtà a mio modo di vedere è che “Sì” o “No” la Grecia resterà un paese da aiutare, perché senza un taglio del suo debito al 188% del Pil non si risolleverà mai. L’Europa e l’Italia devono temere da una Grexit?

I mercati sono imprevedibili ma rispetto al 2011 ci sono molti strumenti in più anti contagio e il nostro paese è più stabile, e continua ad essere comunque un grande paese e una grande economia. Il problema nei prossimi mesi sarà piuttosto un altro. Quale? Avviare le procedure per passare dall’attuale confederazione di paesi europei con una moneta e 19 ministeri del Tesoro ad una vera federazione con un’unica moneta, un unico esercito, un unico debito. Non deve essere un sogno, altrimenti questo incubo greco non sarà l’ultimo.


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