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Che cosa cambia davvero con la Buona Scuola

Con 277 sì, 173 no e 4 astenuti la buona scuola conclude definitivamente il suo iter parlamentare. Per diventare legge ora manca solo la firma di Mattarella.

Ma guardiamo nel dettaglio cosa cambia da settembre nelle scuole italiane:

-Più di 100.000 assunzioni (un incremento in media di 7 insegnanti in ogni scuola). Sono i vincitori e gli idonei del concorso del 2012 e gli iscritti nelle graduatorie a esaurimento. Restano invece fuori dal piano straordinario di assunzioni gli abilitati della seconda fascia delle graduatorie di istituto. Questi ultimi saranno “avvantaggiati” nel concorso che bandirà il MIUR entro il primo dicembre di quest’anno.

-I presidi diventano leader educativi della comunità scolastica, attraendo poteri dal collegio docenti e che dal prossimo anno potranno scegliere l’organico docente della propria scuola.

-Potenziata l’offerta formativa nelle discipline di arte, musica, lingue, diritto, economia, educazione alla cittadinanza e all’ambiente. Possibilità di rendere flessibile il programma educativo individuale dell’alunno (con l’introduzione del curriculum dello studente) e estensione dell’apertura pomeridiana delle scuole, anche incrementando i finanziamenti ai fondi di funzionamento delle scuole.

-Creazione di un fondo di 200 milioni per la valorizzazione del merito dei docenti e creazione di un nucleo di valutazione in ogni scuola composto da preside, insegnanti, genitori e studenti. Non viene toccato il principio di incremento salariale legato all’anzianità di servizio (che era previsto nel testo iniziale del ddl) e viene istituita la carta del docente con 500 euro annui per l’aggiornamento e la formazione degli insegnanti.

-Percorsi di alternanza scuola-lavoro in tutti gli istituti, prevedendo 400 ore per gli istituti tecnici e professionali e 200 per i licei. Le rappresentanze studentesche elaboreranno una carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza.

-Detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie per le rette delle scuole paritarie e per le donazioni (65% con tetto di 100.000€) a favore delle scuole per manutenzione degli edifici e progetti per l’occupabilità.

Restano delle variabili importanti che non sono state definite dalla riforma. Tra le altre materie, sono state delegate al governo la norma di revisione al diritto allo studio, la norma anti-diplomifici, il testo unico per l’istruzione e la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale.

Altra incognita proviene da quel sindacalismo ideologico, conservatore e massimalista citato dal direttore di Formiche.net Michele Arnese pochi giorni fa che ha già subissato di richieste il Quirinale per non promulgare la legge e che in ogni caso ha annunciato migliaia di ricorsi. E c’è chi, non contento di strattonare la giacca a Mattarella e di presentare ricorsi al TAR, già sta scrivendo il testo del quesito referendario per abolire la riforma targata Renzi-Giannini.

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