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Perché l’Europa deve imitare la Germania. Parla il ministro tedesco Roth

Il solco tra Germania ed Europa mediterranea pare allargarsi sempre più e per Berlino non ci sono cortesie diplomatiche o colori politici che tengano quando si tratta di difendere la dottrina dell’austerità teutonica, applicata anche nella recente crisi greca.

Michael Roth, ministro degli Affari europei socialdemocratico nel governo di larghe intese della democristiana cancelliera tedesca Angela Merkel lo ha reso chiaro oggi, intervenendo al convegno “Il ruolo della Germania in Europa”, organizzato dall’Istituto Affari internazionali e dalla Europäische Akademie Berlin nella sede della rappresentanza a Roma della Commissione Ue.

GERMANIA VULNERABILE?

Berlino, ha spiegato il ministro Roth, ha tutto l’interesse che i Paesi che zoppicano possano uscire della crisi economica. Anzi, la Germania è a suo parere “il Paese più vulnerabile d’Europa” perché la sua ricchezza e il suo benessere – ha rimarcato – “dipendono dal fatto che gli altri Paesi comprino” i loro “prodotti di qualità ma anche costosi”. La solidarietà, ha aggiunto, “non è una parola vuota, è una cosa di cui non approfittano solo i Paesi più deboli ma anche noi Paesi più forti”. Il problema, tuttavia, è nelle ricette che possono condurre a questo risanamento, che per la Repubblica federale tedesca “non sono nel rigore e nei tagli fini a se stessi”, ma passano da riforme strutturali che rendano i Paesi più competitivi. Poco importa che il loro fallimento – a detta di un numero sempre maggiore di economisti e di autorità come il Tesoro Usa – sia ormai certificato. “Le scelte in Europa non vengono prese solo dalla Germania – si è difeso – ma da una maggioranza”. “La nostra comunità è basata su regole vincolanti, da non applicare in modo matematico”. Tuttavia, ha lamentato, si assiste a “un racconto delle posizioni tedesche che non tiene conto della complessità della situazione”.

CRITICHE INGENEROSE

Da ministro degli Affari europei, Roth rifiuta la narrativa che vorrebbe la Germania incapace di assumere le proprie responsabilità di leader continentale, così come di un’Europa che sarebbe un gigante economico, ma un nano politico. “Già adesso l’Unione europea si occupa di temi politici, come le politiche ambientali” e fa importanti passi in avanti su quelle “dell’immigrazione”. Anche Berlino è d’accordo sul fatto che “un’unione economica e finanziaria non può reggere senza un’unione politica”. Ma, aggiunge il ministro del governo Merkel, “bisogna capire bene come attuare questa governance”.

SCARSA FIDUCIA

Semmai per Roth – che rivendica a ogni modo un cambiamento nella politica europea che con l’attuale commissione guidata da Jean-Claude Juncker “ha rimesso al centro il tema della crescita” – ad incidere sempre più in questa frattura culturale tra Nord e Sud, è “la mancanza di fiducia” nei confronti di quei Paesi – Grecia, ma non solo – che non si impegnano abbastanza nei cosiddetti compiti a casa, che Berlino “ha invece realizzato a costo di grossi sacrifici”. Probabilmente, ha sottolineato il politico tedesco, “l’Unione europea non ha più la forza irradiante che aveva 30 anni fa, abbiamo perso empatia”. Per il ministro degli Affari europei della Germania è su questo aspetto che bisogna lavorare maggiormente.

L’EURO TASSA DI SCHAEUBLE (E MONTI)

“Non so dire quanto ci sia di vero”, dice inoltre, nelle indiscrezioni del Der Spiegel che parlavano di “una euro tassa” pensata dal ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Un dossier al quale starebbe lavorando una commissione presieduta dall’ex presidente del Consiglio italiano ed ex commissario europeo Mario Monti, con l’obiettivo di trovare un tesoretto “autonomo”, da affidare a un dicastero creato ad hoc in grado di affrontare le emergenze e le situazioni di crisi in stile Grecia. Ma, rimarca Roth, sono d’accordo che la soluzione dei problemi continentali passi comunque “da più Europa, non meno”, come sostengono alcuni.

L’AGENDA SOCIALDEMOCRATICA

Quanto alle critiche di accantonamento dell’agenda socialdemocratica nelle istituzioni di Bruxelles emersa con l’allineamento del centrosinistra alla scelte rigoriste sul debito di Atene, Roth ha ricordato che i riformisti “sono in minoranza e devono scendere spesso a compromessi”.

IL NODO DEL SURPLUS

Incalzato dai giornalisti presenti a fare autocritica su alcuni temi – come la necessità di rimediare ad alcuni squilibri economici dell’Eurozona come il surplus che potrebbe costare a Berlino una procedura d’infrazione (senza grosse conseguenze, a differenza dello sforamento del deficit) – il politico tedesco ha rammentato: “In Germania se n’è discusso e io stesso ho invitato a non trascurare la questione. Le eccedenze tedesche sono i deficit degli altri. Tuttavia sarebbe assurdo se i partner europei ci chiedessero di ridurre la nostra competitività”.



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