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Cosa farà Cassa depositi e prestiti secondo Andrea Guerra

Onore e lode ad Andrea Guerra. L’ex capo azienda di Luxottica non si limita a suggerire dietro le quinte, come consigliere del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Visto anche il silenzio del ministero dell’Economia, che pure controlla con l’80 per cento la Cassa depositi e prestiti, Guerra con chiarezza e pure con franchezza ha fatto capire ai più qualche motivo per cui il governo ha voluto cambiare con una decina di mesi di anticipo i vertici della Cassa depositi e prestiti.

Guerra, parlando ieri alla Fondazione Corriere della Sera, non ha fatto alcun riferimento a quei “motivi tecnici” che “per forza” (i virgolettati sono di Matteo Renzi a Porta a Porta) obbligavano il governo a sostituire il presidente Franco Bassanini e l’amministratore delegato, Giovanni Gorno Tempini. Motivi “tecnici” che pure ambienti della presidenza del Consiglio hanno voluto approfondire e certificare in qualche modo.

No. I motivi, stando alle parole di Guerra, non sono tecnici ma politici. “Cdp ha un piano industriale che è stato completato“, ha esordito il consigliere renziano, sulla scia di quanto affermato dallo stesso presidente uscente della Cassa, Bassanini, ora anch’egli consigliere di Palazzo Chigi. “Ora – ha aggiunto Guerra – c’è bisogno di maggiore incisività e maggiore pro attività“.

Un’esigenza imposta per certi versi, secondo la visione di Guerra, dai tassi bassi. Una situazione che nel medio termine può comportare qualche défaillance nei conti della Cassa, come aveva adombrato un recente articolo del Corriere della Sera che, evidentemente, rispecchiava idee renziane doc sulla Cassa depositi e prestiti.

D’altronde quello di Cdp non è stato un dossier affrontato solo negli ultimi giorni dall’ex ad di Luxottica. Poiché da tempo in ambienti governativi si ipotizzava di sostituire i 5 dirigenti del ministero dell’Economia nominati di fatto provvisoriamente da un governo Monti in carica solo per l’ordinaria amministrazione, il nome di Guerra – come quello di altri top manager e imprenditori di livello – era stato vagliato nei mesi scorsi per un ingresso nel cda della Cassa depositi e prestiti.

Sta di fatto che Guerra ha le idee ben chiare su che cosa possa o debba fare in più Cdp rispetto alla gestione attuale di Gorno Tempini, giudicata evidentemente un po’ troppo flemmatica dai renziani. Come adombrato fin dall’inizio, uno dei capitoli della nuova e futura Cdp sarà Telecom Italia. E ieri, a certificare indirettamente che le ricostruzioni della tanto vituperata stampa erano piuttosto azzeccate, ci ha pensato proprio il renzianissimo consigliere.

Cdp può fare molto di più“, ha detto Guerra. “In Telecom Italia – ha aggiunto – succedono una serie di cose e ricordiamoci che la Deutsche Telekom ha la Cassa depositi tedesca tra i soci e Orange-France Telecon ha la Cdp francese. Non è che i nostri concorrenti sono tutti angeli o agnelli e noi siamo i più puri. Allora ci sono momenti in cui uno si prende delle responsabilità. Secondo me è cambiato il momento, è cambiata l’era, secondo me bisogna essere più incisivi e forse persone diverse possono essere più incisive. Se uno vuole credere a questo discorso, bene. Altrimenti costruisca i suoi palazzi ideologici“.

Uno scenario di questo genere contraddice l’aura di liberismo non interventista che promana soprattutto dal renzismo narrato dalla pubblicistica.

Inoltre la presenza in Telecom dello Stato, tramite la Cdp, va per alcuni versi nella direzione sistemica auspicata da tempo anche da Bassanini, con un ruolo sinergico Telecom-Cdp negli investimenti anche nella rete in fibra ottica con altri operatori; e contrasta invece con le critiche a questa visione che arrivavano dai vertici del gruppo di tlc presieduto da Giuseppe Recchi e guidato da Marco Patuano.

Le parole di Guerra, infine, forniscono indirettamente anche il vero motivo del brusco stop impresso dal premier al decreto sulla banda larga, da mesi in gestione dopo essere stato evocato e ripetutamente annunciato dallo stesso Renzi in varie conferenze stampa. Evidentemente il governo attende di capire come si assesterà l’azionariato e il vertice di Telecom con il nuovo socio di peso francese, Vivendi, seguito da Jp Morgan con il 7%, e una volta insediati a tutti gli effetti presidente e amministratore delegato della Cdp post Bassanini e Gorno Tempini, Renzi e Guerra piloteranno anche il dossier banda larga.

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