Skip to main content

Così Lega e Forza Italia flirtano a Milano e in Lombardia per le amministrative

E’ ufficiale: Forza Italia e la Lega sono di nuovo insieme e in prima linea per l’autonomia della Regione Lombardia. Dopo le vittorie in Liguria e in Veneto, ottenute grazie a un centro destra compatto, i due partiti si schierano ancora una volta dalla stessa parte. La campagna elettorale di fatto è iniziata ieri sera a Milano, in un gremitissimo Auditorium Testori, dove si è tenuta la presentazione del libro “Lombardia migliore? Sì, Lombardia autonoma” (ed. Gangemi 2015) di Mario Mantovani, volto noto del partito di Berlusconi oltre che vicepresidente e assessore alla salute della Regione Lombardia.

Sul palco con Mantovani anche il governatore Roberto Maroni e l’onorevole Maria Stella Gelmini, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è invece intervenuto al telefono. A tessere le fila del dibattito, il direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti e il direttore de “Il Giorno”, Giancarlo Mazzuca.

La primavera prossima, in concomitanza con le elezioni amministrative di Milano, i cittadini lombardi dovranno scegliere se votare a favore o contro l’autonomia della Regione. “Noi lombardi siamo troppo generosi, risolviamo i problemi del Governo di Roma con i nostri soldi. E’ giusto?”, esordisce così Roberto Maroni che spiega: “Renzi ha tagliato di 150 milioni di euro i finanziamenti per il trasporto pubblico locale, la Regione è intervenuta mettendo di tasca propria 130 milioni. Perché lo abbiamo fatto? Perché di questi soldi 10 milioni sono destinati al trasporto dei ragazzi disabili e non ce la siamo sentita di non intervenire. Se è stato giusto o sbagliato non lo so, così però io almeno non ho debiti con la mia coscienza”.

Gli fa eco la Gelmini: “La richiesta di autonomia è legittima perché la Lombardia è una regione meritevole”. E anche nel libro di Mantovani si parla di “autonomia di merito”. La virtuosità della regione presieduta da Maroni è infatti motivo di vanto per l’Italia intera, ma i politici del centrodestra meneghino si dicono convinti che questa virtuosità sia direttamente proporzionale all’incessante e proficuo lavori dei lùmbard che per questo meriterebbero di pagare delle tasse non così alte e soprattutto “meritano di non vedere i loro soldi scialacquati da Roma” dice ancora Maroni.

La Lombardia si erge quindi a Germania (nell’Unione Europa) dell’Italia? “Le differenze tra me e Angela Merkel sono tantissime” ha precisato subito Maroni che ha poi aggiunto: “Vogliamo essere un modello per la gestione delle risorse e saremo certamente collaborativi con quelle regioni che versano in maggiori difficoltà e che ci chiederanno aiuto per migliorarsi. Certo, se la Regione Sicilia dovesse chiedermi un tot di euro per assumere nuovi operai forestali, risponderò ovviamente di no essendocene già molti di più di quanti dovrebbero essere. Se invece dovesse chiedere dei soldi per aprire dei centri di ricerca gemellati con i 500 distribuiti sul nostro territorio saremo ovviamente pronti a finanziarli”. Sulla carta, e per adesso solo lì, pare insomma che, a priori, ci sia una certa disponibilità nei confronti di quelle realtà che fino ad oggi hanno fatto del tarino della Lombardia linfa vitale.

Inoltre, l’ex segretario del Carroccio si dice pronto all’istituzione di un Fondo di Solidarietà per le Regioni del Sud “ma Renzi non vuole che sia fatto” ha spiegato. Il rischio più grande del referendum risiede nel fatto che potrebbe innescare un circuito di autonomie (Veneto in primis) pericoloso per la stabilità del Paese.

Nonostante tutto, Mantovani è totalmente d’accordo con Maroni: “Responsabilità e buona gestione devono essere una regola, ognuno a casa propria deve fare uno sforzo per cercare di cambiare, occorre fare un percorso di riforma”. Prosegue ancora: “Il referendum è la strada necessaria per ottenere dal Governo quello che ci spetta. Anche qualora dovesse essere perso, come è successo poco tempo fa in Scozia (a quella vicenda è dedicato un intero capitolo nel volume, ndr), si potrebbero ottenere dei risultati”. Quello che proprio non si può perdere invece è il Comune di Milano.

I cittadini saranno chiamati alle urne tra un anno e mezzo ma gli animi sembrano già caldissimi. Giovanni Toti, in collegamento telefonico da Genova, spiega: “Il modello per riportare nelle mani del centro destra il Comune è quello utilizzato in Liguria, abbiamo dato un segnale importante arrivando alle elezioni compatti e la gente ci ha premiato”. Ma qual è il volto su cui punta la destra del Paese? E’ ancora un’incognita. “Ci stiamo mettendo troppo tempo a decidere. Stando tutti seduti a un tavolo non riusciamo a trovare un nome, per evitare la dispersione di energie e soprattutto per non arrivare in ritardo non escludo la possibilità di fare le primarie” ha detto l’ex ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini.

Maroni è convinto che le primarie – pensate in maniera intelligente, per evitare la concretizzazione di “disegni strani” – possano essere un segnale soprattutto per la sinistra che, per anni, ha fatto di esse un baluardo della democraticità del Pd e adesso invece pare snobbarle. “Renzi non farà le primarie perché ha già il suo candidato e lo annuncerà nel corso dell’Assemblea Nazionale che si terrà questo week end in Expo”. Conclude il governatore: “Vi dico solo il nome: Giuseppe”. E il riferimento è evidentemente al Commissario e amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala. Sarà vero? Non ci sono conferme ufficiali. Se così fosse, il centro destra dovrebbe arrivare in fretta a una decisione o il Pd, giocando d’anticipo, potrebbe avere un vantaggio in termini di campagna elettorale.

Dunque, per la rinascita di Forza Italia si punta su due nuove sfide: quella dell’autonomia della Lombardia e quella del Comune di Milano che pare essere ancor più decisiva della prima. E pubblicamente Mantovani e la Gelmini si sono fatti portavoce di una difficoltà interna alla compagine azzurra “il nostro partito non è certo nel suo momento migliore” ha detto Mantovani che ha poi aggiunto: “Ma siamo certi che la Lega non vuole perdere il nostro valore aggiunto. D’altronde, quando eravamo noi il primo partito in Italia, Silvio Berlusconi ha sempre avuto un occhio di riguardo per loro”. Excusatio non petita, accusatio manifesta?


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter