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Ecco come Hillary Clinton si smarca un po’ da Obama

Mentre i candidati repubblicani diventano una falange e si fanno la guerra fra di loro, Hillary Clinton resta praticamente senza avversari in campo democratico, dove nessuno s’è finora venuto ad aggiungere al senatore Bernie Sanders, 73 anni, e all’ex governatore Martin O’Malley, 52 anni, che paiono entrambi, per motivi diversi, non in grado di impensierirla nelle primarie.

La Clinton continua a condurre una campagna con poca fanfara e molto lavoro sotto-traccia e, intanto, rimpingua le sue casse, in cui sarebbero già finiti 46 milioni di dollari (il 60% delle donazioni vengono da donne). La battistrada democratica interviene, tuttavia, su tutti i fronti dell’attualità nazionale e internazionale: partecipa, con Barack Obama – e si trova d’accordo pure con Jeb Bush – a una polemica contro una “revisione” della ricetta del guacamole proposta dal New York Times; polemizza con Donald Trump, un “amico” che sull’immigrazione l’ha “molto delusa”; soprattutto, prende le distanze da Obama in politica estera, perché con il presidente russo Vladimir Putin – dice – “dobbiamo essere più astuti” (tradotto: cercare meno il confronto aperto), con la Cina dobbiamo essere “vigili” (tradotto: fare meno i tappetini).

Sull’accordo con l’Iran Hillary cerca una sua via, senza schierarsi contro, ma senza avallarlo a pieno (con un occhio di attenzione a Israele, di cui condivide il timore che Teheran manterrà un atteggiamento aggressivo): l’intesa – dice – è “un passo importante”, ma lei da presidente si terrà pronta a usare la forza per impedire all’Iran di avere la bomba. Ma, ovviamente, il bersaglio maggiore di Hillary resta il suo più probabile avversario repubblicano, Jeb Bush, con cui polemizza – in vita sua, dice, “Jeb non ha incontrato molti lavoratori” -, mentre annuncia che l’aumento dei salari sarà la missione della sua presidenza.



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