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Ferrari, ecco le 7 sterzate di Marchionne ed Elkann

Ferrari NV esce, lentamente, dai box in vista del debutto a Wall Street. Ieri, giusto nove mesi dopo il debutto di Fiat Chrysler sul listino Usa, la società ha infatti presentato il file per la quotazione nella Borsa secondo un copione (quasi) identico a quello seguito per Fca e Cnh. Vediamo le caratteristiche della Rossa di New York.

1) Il passaporto, come nei casi precedenti, sarà olandese, ma la residenza fiscale sarà italiana, con un gesto che ha anche un valore simbolico dopo una lunga stagione conflittuale.

2) Dal punto di vista del controllo, la società resta nell’orbita di casa Agnelli. L’80% del capitale, infatti, sarà distribuito pro-quota agli attuali azionisti. Intanto Piero Ferrari manterrà il suo 10%. Ma, in base al principio del loyalty share (gli azionisti di lunga data vengono premiati con un diritto di voto doppio), le azioni di Exor e Ferrari assieme garantiranno la maggioranza assoluta o poco meno. La scelta di trasferire la sede legale in Olanda nasce proprio da questa opportunità.

3) L’uscita di Ferrari dal perimetro Fca è legato alla necessità di abbassare i debiti della holding italo-americana, 8,6 miliardi, e di contribuire al finanziamento del piano industriale del gruppo,  Alfa e Jeep in testa, che dovrebbe assorbire 48 miliardi.

4) L’aspetto più interessante riguarda il prezzo. Nel corso dei mesi Sergio Marchionne ha alzato l’asticella fino a una richiesta di almeno dieci miliardi, più o meno il doppio di quanto stimato dagli analisti pochi mesi fa. Ma la scommessa del manager potrebbe riuscire, grazie anche all’effetto scarsità: il 10% offerto sul mercato è solo una frazione, modesta, della domanda in arrivo da ogni parte del mondo finanziario.

5) Ma se Ferrari vale 10 miliardi, il resto di Fiat Chrysler è valutato più o meno altrettanto. La capitalizzazione complessiva del gruppo, infatti, si aggira attualmente sui 20 miliardi di euro. Ovvero i possibili tentativi di merger, tipo quello offerto (e respinto) da General Motors, avranno il sapore di una vendita secca a un gruppo più  robusto. A meno che l’integrazione non avvenga con produttori di taglia minore (Suzuki, per esempio).

6) Di sicuro, nel portafoglio di Exor la percentuale Fca è destinata a scendere nei prossimi giorni. L’investimento numero uno potrebbe essere la società di Riassicurazione Partner Re. Al secondo posto potrebbe esserci proprio Ferrari davanti al Lingotto, magari ulteriormente alleggerito da altre cessioni (tipo Magneti Marelli).

7)  In silenzio, insomma, John Philip Elkann sta ridisegnando la struttura del gruppo per gli anni a venire: una realtà finanziaria flessibile, pronta a operare grandi colpi sia nel campo assicurativo che dei media. Una holding più vicina al modello Wallenberg, meno innamorata dei simboli. A meno che, come vale per Ferrari, non siano davvero pezzi unici.


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