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Gianni Cuperlo e la filosofia della Storia

L’onorevole Gianni Cuperlo, intervenendo all’assemblea del Partito Democratico, si è esibito in una performance storiografica che sarebbe ingiusto ignorare. Certe cose passano come acqua fresca, ma come la limpida  acqua dei ruscelli di montagna che si infiltra fra le rocce, così parole e concetti permeano gli strati superficiali dell’informazione e, piano piano, si depositano sul fondo di quella falda freatica che a sua volta alimenta il senso comune di maestre elementari e senior accounts come di giornalisti, politici e  professori di liceo. in realtà Cuperlo non ha detto niente di nuovo. Interrogandosi sulle origini e sulla natura del rinnovato dominio tedesco in Europa, ha citato uno storico secondo il quale “L’Europa nasce con la fine dell’impero romano”, traendo la conclusione che nella notte delle dominazioni   tutti gli imperi sono uguali e tutti gli imperialismi sono fratelli  o almeno cugini. in realtà occorrerebbe spiegare a Cuperlo, e non solo a lui, forse, che proprio la storiografia tedesca, e soprattutto la filosofia della storia tedesca, ha teorizzato fin dall’inizio del  secolo scorso che l’Europa nascerebbe dalla fine dell’impero romano. Con alcuni fastidiosi corollari, però. Primo: la fine della romanità produce la fine dell’unità mediterranea con la conseguente marginalizzazione delle sue propaggini (Grecia, Italia, penisola iberica); secondo: l’Europa  si costituisce in quanto tale separandosi dall’altro-da-sė, vale a dire dall’Africa. La fine dell’impero romano, con buona pace di Cuperlo, non è in questa prospettiva la condizione della libertà, ma il presupposto logico e storico della nascita di nuovi imperialismi sul terreno continentale, peraltro irrorati negli ultimi due secoli da robuste dosi di razzismo anti latino e anti africano.

La sintesi del punto di vista della storiografia tedesca si trova nelle pagine dello spagnolo Josè Ortega y Gasset, affascinato dagli studi di Nietzsche, Max Scheler e, parzialmente, di Heidegger. Non siamo sul piano della vera e propria storiografia, ma sul versante insidioso della filosofia della storia, anzi, su un colle dal quale si pretende di sistematizzare la storia del mondo.

Vale la pena di citare qualche riga delle Meditazioni del Chisciotte, una delle opere fondamentali di Ortega:

L’Europa inizia quando (abbattendo l’impero romano, ndr)  i Germani entrano pienamente nell’organismo unitario del mondo storico. L’Africa nasce allora come una non Europa. Germanizzate Italia, Francia e Spagna, la cultura mediterranea cessa di essere una realtà pura e si riduce a un più o a un meno di germanesimo.” 

In altri termini, tentando di sottrarsi alla storytelling di Matteo Renzi, Cuperlo si è consegnato mani e piedi, in modo del tutto inconsapevole, a una narrazione che da due secoli affida alla Germania la guida del presente come del passato e del futuro.

Gianni Cuperlo è persona colta e avveduta. Ma il veleno che ha inquinato la cultura di questo Paese è penetrato in maniera così profonda e diffusa da confondere anche le personalità meno distratte. Le quali, come tutti, dovrebbero tenere a mente quel che disse un giorno Franco Corsini, eminente studioso di letteratura greca: diffidate di chi vi indica un punto di inizio per la storia del mondo perché molto probabilmente sa già dove e come questa storia va a finire.

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