Abbiamo tutti sentito che l’accordo sul nucleare iraniano è stato concluso dai P5+1, cioè i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania. Non è così. Infatti il testo riconosce che l’accordo è stato siglato dal E3/EU+3, cioè Regno Unito, Francia, Germania e UE (E3/EU) e da Cina, Russia e Usa (3). La realtà del negoziato diplomatico è stata un P2 (USA-Russia) + 1 (Cina) + 4 (Francia, Regno Unito, Germania, e UE). L’Iran era ovviamente al tavolo ma non è stato contato se non come controparte a se stante. È evidente che l’asse degli accordi era EST-OVEST, cioè Russia-USA mentre gli altri partecipanti hanno assistito con diversi ruoli tattici, ma nulla di più. Ciò vale anche per la controparte iraniana.
Dunque, chiarito che il negoziato sul nucleare iraniano è stato un negoziato bilaterale russo-americano allargato, cerchiamo di capire di che cosa le due principali potenze abbiano trattato.
Innanzi tutto, sul piano della strategia negoziale dobbiamo ricordare che il modello negoziale usato con l’Iran è mutuato dal vecchio Trattato per la Non Proliferazione (NPT) delle armi atomiche firmato nel 1968 e che diede origine all’agenzia IAEA con sede a Vienna (l’Austria essendo neutrale). Oggi il Trattato è stato firmato da 187 paesi ma non da Israele, India, Pakistan e Nord Corea, e non si applica ai P5 (USA, Russia, Cina, Regno Unito, Francia). La rilevanza di questo Trattato è forse oggi superiore alla Carta dell’ONU perché include elementi di cessione della sovranità – le visite di verifica e le sanzioni – accettate dai firmatari. Ciò spiega la dominanza russo-americana derivata dagli enormi stock nucleari in loro possesso. La formula P5+1=E3/EU+3 applicata al caso iraniano è fondamentalmente tattica visto che gli stock nucleari russo-americani combinati eccedono di alcune centinaia di volte le capacità di tutti gli altri attori. Comunque, al netto della deterrenza tra le grandi potenze la formula del Trattato funziona visto che dal 1945 nessuno stato ha seriamente tentato di usare l’arma atomica.
Come le stesse autorità iraniane hanno sempre sostenuto, l’Iran non ha alcuna intenzione di sviluppare armi atomiche tanto che hanno permesso largamente visite periodiche e a sorpresa da parte della IAEA. Inoltre, essendo l’Iran firmatario del Trattato NPT, il negoziato appena conclusosi ha avuto evidentemente ad oggetto altri temi di politica e di sicurezza globali.
Le crisi esplose da qualche anno in Siria, Ucraina e Grecia sono state certamente oggetto dei colloqui bilaterali russo-americani, ma dei quali nulla abbiamo potuto sapere. Certo è stato strano apprendere che ancor prima delle ratifiche parlamentari dell’accordo con l’Iran da più parti (Francia, Russia, UE) sia stata avanzata l’ipotesi di risolverle usando lo stesso metodo del E3/EU+3.
Il negoziato con l’Iran ha tutta l’aria di essere l’inizio del “grande scambio” geopolitico tra USA e Russia. In questo grande scambio le piccole potenze difficilmente potranno restare equidistanti. Il tempo delle scelte si avvicina velocemente.
Il favore di Putin agli americani nel concludere il negoziato iraniano (riconosciuto pure da Obama) e quello fatto agli europei nel non pagare il bail out della Grecia, dovrà essere compensato.
Intanto, sono più che evidenti i segnali di “scisma europeo” dagli USA, con Berlino che guiderà il riavvicinamento a Mosca.