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Nessuna retromarcia di Salvini sull’uscita dall’euro. Parla Claudio Borghi

L’idea di smantellamento dell’area euro non è in discussione, la Lega Nord non vuole affatto mettere una pietra tombale su uno dei suoi cavalli di battaglia, l’uscita dalla moneta unica.

Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico del Carroccio, mette i puntini sulle “i” dopo alcune interpretazioni circolate in merito all’intervista del leader Matteo Salvini al Sole24Ore. Il vicedirettore del Sole, Fabrizio Forquet, autore dell’intervista, sulla base delle risposte del leader della Lega ieri ha twittato: “Notizia #Salvini a @sole24ore è che mette pietra tombale su uscita da euro (“un casino”)“.

“Non abbiamo cambiato idea – puntualizza Borghi con Formiche.net -, l’obiettivo finale resta l’uscita dall’euro. Il processo che immagino prevede una segmentazione progressiva dell’area euro, con una divisione iniziale in due zone, quindi il ritorno alle valute nazionali e, solo in successivo e più lontano momento, l’istituzione di monete per aree economiche omogenee”.

Salvini al Sole 24 Ore però ha detto proprio quello che ha ricordato Forquet: “Un’uscita unilaterale dall’euro sarebbe un casino”. Non è una novità rispetto allo slogan “basta euro” delle europee 2014?

Sono le stesse cose che dicevamo in campagna elettorale un anno fa, è sufficiente andarsi a rileggere il libretto Basta Euro per rendersene conto. Il modo più semplice per smantellare l’area euro è iniziare da una sua segmentazione in due zone, facendo così uscire per prima la Germania dall’alto in modo da ridurre gli squilibri più forti con i Paesi del Sud Europa, senza rischi di corse agli sportelli o di gestione dell’ordine pubblico. A quel punto si può avviare lo smantellamento controllato fino alle valute nazionali e in seguito alla nascita di monete per aree omogenee. Abbiamo fatto tante volte l’esempio degli Stati europei come se fossero monete lungo una pila: per disgregare la pila è sempre meglio partire dall’alto, altrimenti crolla tutto, ma se un Paese si trova in fondo alla pila e se ne vuole andare mentre quelli sopra di lui non sono d’accordo, l’unica soluzione è quella unilaterale, un colpo secco e violento.

Quindi non è vero che la Lega ha ammorbidito certe sue posizioni?

Non mi pare proprio. Lo stesso Salvini in quell’intervista sottolinea che se la negoziazione dovesse divenire impossibile, saremmo pronti a uscire dall’euro e dall’Europa. L’obiettivo finale rimane l’addio a questa moneta unica e la sovranità monetaria, premessa indispensabile per tutto il nostro programma economico.

“Bisogna mettersi attorno a un tavolo e proporre un’Europa diversa” dice Salvini, che poi propone di “costruire il domani dell’Europa”. Se non altro, i toni sono più concilianti rispetto a quando parlava dell’euro come crimine contro l’umanità…

Dal punto di vista dei toni, l’invito a sedersi attorno a un tavolo è una novità data dal fatto che il disastro greco è sotto gli occhi di tutti, quel che noi avevamo previsto si sta verificando, dunque tanta gente che fino a qualche tempo fa non voleva nemmeno discutere di riassetto dell’Ue ora sarebbe disponibile. Finché la maggior parte delle persone diceva che va tutto bene, dovevamo usare l’ascia per intervenire. Ora finalmente le cose stanno cambiando, si prende atto della situazione, quindi diciamo: bene, avete capito che non va per nulla tutto bene, sediamoci attorno a un tavolo per decidere il da farsi.

Le responsabilità sulla situazione della Grecia vanno ripartite tra Ue e governi ellenici?

Assolutamente sì. Il disastro dell’euro, e questo vale anche per l’Italia, non è mai unilaterale. Se l’Europa dice e ordina cose sbagliate, c’è poi sempre uno Stato nazionale che le applica. Non possiamo pretendere il rispetto della sovranità se poi non ne mettiamo in atto le prerogative, anzi facciamo scelte sbagliate suggerite da organismi esterni. La Grecia da 8 anni compie errori e nessuno dei suoi governi, nemmeno quello di Tsipras, ha provato a dire che la vera causa di tutto è l’euro e che bisogna uscirne.

Se lei fosse greco, al referendum di domenica voterebbe per il no come ha detto Salvini?

Il mio istinto sarebbe quello di non andare a votare, perché si tratta di una consultazione pasticciata, convocata all’ultimo con le banche chiuse e quesiti molto complessi. Insomma, una buffonata. Ma siccome amo la democrazia e non riesco a non partecipare alle elezioni, andrei a votare no per un semplice motivo: stante che in ogni caso di miseria si tratta, perché la Grecia farà una fatica incredibile a venire fuori da questa situazione anche se dovesse riprendersi la sua moneta visto che non stiamo parlando di un Paese con le caratteristiche dell’Italia, preferisco morire da libero che morire in prigione.

La Lega ha però preso più volte le distanze da Tsipras.

Come diciamo da tempo, noi siamo esattamente agli opposti rispetto a Tsipras: siamo contro l’euro mentre lui non lo ha mai detto, e questo è il punto dirimente per il quale gli rimproveriamo di avere mentito ai suoi elettori, ai quali invece noi diciamo la verità. Tsipras vuole essere pagato e sussidiato dall’Ue e dalla Troika, mentre nessuno in Lega si sogna di voler ricevere finanziamenti da qualcuno, soprattutto se fuori dai nostri confini. Altrimenti come facciamo ad essere padroni a casa nostra?

Il vostro programma economico ha ricevuto critiche anche da un economista no euro come Alberto Bagnai, che sul Fatto Quotidiano ha parlato della Flat Tax con l’aliquota al 15-20% come di una “ricetta ultraliberista praticata con esiti devastanti dal Fondo monetario internazionale dalla fine degli anni Ottanta” e che comporta “un calo notevole del gettito erariale provocato dall’introduzione dell’imposta piatta”. Come risponde?

Noi siamo sempre aperti ai suggerimenti, e non stupisce che siano arrivate critiche da Bagnai, che non può certamente essere considerato un economista di destra. Io sono molto affezionato all’idea della Flat Tax perché cerco sempre di essere il più pragmatico possibile, ho bisogno di cose che funzionino anche se ideologicamente distanti dalla mia impostazione. Nel nostro programma ci sono cose di sinistra, come l’intervento dello Stato in certe aziende, e se uno volesse vedere quel che scrivevo in tempi normali, si chiederebbe se è lo stesso Borghi a parlare. Ma purtroppo non siamo in tempi normali, occorre muoversi anche in base alle emergenze, e per me la cosa più importante è realizzare interventi che funzionino, che siano efficaci. Per altri colleghi, di cui ho il massimo rispetto, sono a volte più importanti l’aspetto politico ed ideologico.

Sabato a Milano lei, Salvini, Bagnai e Luciano Barra Caracciolo farete una conferenza stampa congiunta. Che cosa avete da dire alla vigilia del referendum in Grecia?

L’idea di questa conferenza stampa nasce dall’esigenza di fare informazione in un momento in cui la gente lo richiede. In tv vengono fatte vedere le immagini della Grecia dicendo agli italiani: ecco cosa accadrebbe in Italia in caso di uscita dall’euro. Ma è la più grande delle idiozie perché la Grecia è andata a finire così proprio perché non è uscita dall’euro.



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