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Come cambierà (forse) la politica estera della Lega di Salvini

Non solo contrasto all’immigrazione, flat tax e no euro. La Lega Nord sta studiando anche i compiti “fuori casa”. Lo fa, per la prima volta dalla gestione targata Matteo Salvini, guardando anche Oltreoceano. Obiettivo? Tentare, in una prospettiva di governo, di ricreare un clima di collaborazione che trovò nel 2002 applicazione a Pratica di Mare, quando Silvio Berlusconi fece incontrare i Paesi della Nato e il capo del Cremlino Vladimir Putin nel nome di un’alleanza contro il “terrore” post-11 settembre.

A via Bellerio lo chiamano “fronte euro-russo contro l’Isis”. L’auspicio? Che ambienti politici Usa prendano in considerazione la possibilità di aggregare la Russia in un asse contro il nemico islamista. I vertici leghisti avrebbero individuato anche potrebbe essere d’ora in avanti l’interlocutore del Carroccio negli States: i Repubblicani, con una netta preferenza per la corrente distante dai neocon.

Per il partito di Salvini la Russia in un’ottica geopolitica multipolare resta un partner fondamentale: non a caso in autunno è prevista una nuova missione a Mosca e l’impegno contro le sanzioni sarà rilanciato anche negli incontri in preparazione a ottobre. Ma, fanno filtrare ambienti ben informati vicini al Carroccio, «un altro partner deve essere coinvolto, anche perché, dopo la politica estera fallimentare di Obama, adesso oltreoceano ci auguriamo che ci sia chi possa dimostrare un cambiamento di strategia». «Sappiamo bene che la Russa è uno Stato cristiano e si vanta di esserlo – spiegano -. Ci aspettiamo, da questo punto di vista, una risposta e un aiuto anche dagli States».

Se la “guerra commerciale” – sotto il nome del Trattato Transatlantico Ttip – divide pesantemente partiti americani e movimenti sovranisti europei come la Lega e il Front National, la “guerra al terrorismo” e l’esigenza di rimettere al centro l’Europa nell’interlocuzione tra Usa e Russia sono punti dove sarebbe già possibile invece tracciare un percorso e intercettare degli interlocutori (si parla di un incontro con rappresentanti del Gop in Italia già quest’autunno). Se la creazione del “fronte” è uno progetti di una Lega che inizia a pensare in grande, in realtà restano alcuni punti critici “trasversali” e culturali da parte dei vertici della politica americana nei confronti proprio della Lega.

Ad esempio sulle posizioni riguardo l’immigrazione del Carroccio, giudicate da ambienti di Washington troppo rigide e xenofobe da parte di un Paese abituato, nonostante le tante fratture, alla società multiculturale. Alle critiche su questo punto ha risposto uno degli sherpa più qualificati del Carroccio, il deputato Giancarlo Giorgetti: «Dite che siamo troppo rigidi con gli immigrati clandestini? – ha spiegato in un incontro avvenuto con una delegazione statunitense che chiedeva delucidazioni su questa Lega a vocazione nazionale -. Vi dico: siamo pronti a prendere la vostra stessa legge sull’immigrazione e applicarla in Italia. È esattamente quello che faremmo anche noi».

@rapisardant



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