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Medicina personalizzata: promesse e problemi

Un articolo pubblicato sull’ultimo numero di Science affronta il problema della “Precision Medicine” o “Medicina Personalizzata” come viene chiamata più comunemente in Italia.

Lo spunto viene dalla decisione, presa ad inizio 2015, del Presidente Americano Obama di investire 200 milioni di dollari in ricerche che combinando dati genetici con quelli riguardanti stili di vita, esposizione ad inquinanti ed altro permettano di sviluppare trattamenti terapeutici su misura per il singolo malato o adottare misure di medicina preventiva. Volenti o nolenti anche noi in Italia dovremmo affrontare queste problematiche.

Perché non esiste la malattia bensì il malato. E la risposta del malato al farmaco dipende dalla sua genetica ma anche dalla sua storia, dagli inquinanti con cui è venuto in contatto durante la sua vita, dal tipo di alimentazione e da una serie di altri parametri che  fanno di ognuno di noi qualcosa di unico. L’obiettivo è quello di allungare la vita, aumentare la probabilità di guarire e ridurre la sofferenza.

Ma l’uso di approcci di medicina personalizzata pone una serie di problemi, molti dei quali coinvolgono l’opinione pubblica. Ed è facile prevedere che nel prossimo futuro le scelte in campo medico diventeranno un terreno di scontro politico, più di quanto lo siano oggi.

La medicina personalizzata richiede di raccogliere il maggior numero di dati possibili relativi alla vita degli individui. I dati devono essere scientificamente accurati e i singoli devono accettare che siano disponibili per il sistema sanitario. Già oggi in Italia il medico può leggere direttamente sul  suo computer molti dati che riguardano la nostra salute, per lo meno per quanto riguarda quelli gestiti dal servizio sanitario nazionale. Ma esistono informazioni che non vengono considerate, ad esempio quelle relative alle analisi che il datore di lavoro è obbligato a  fare annualmente per monitorare la salute dei dipendenti. E poi esistono, e diventeranno sempre più frequenti, i dati prodotti dalle scienze omiche (genomica, trascrittomica, epigenomica, proteomica, metabolomica).

Insomma, una mole impressionante di informazioni che dicono molto  su di noi, e che per questo coinvolgono la nostra privacy. La loro disponibilità solleva intensi dibattiti etici   e richiede un dibattito pubblico per fissare regole certe e condivise. Le organizzazione dei pazienti possono fare molto in questo campo perché quotidianamente si confrontano con la percezione che il malato e i suoi cari  hanno di queste problematiche.

Ma la medicina personalizzata richiede anche lo sviluppo di sistemi computerizzati sempre più potenti. Prima di tutto per immagazzinare i dati ma anche per arrivare a sistemi automatizzati che guidino la decisione terapeutica. Perché la mole di dati da considerare rischia di diventare così vasta da rendere difficile se non impossibile un analisi da parte del medico se non supportata da sistemi interpretativi informatici adeguati. Leggere un profilo di espressione genica o leggere le mutazioni geniche e comprenderne la ricaduta medica non è, e non sarà mai, una cosa affrontabile dal singolo. Decidere quale trattamento terapeutico sia più adatto per un particolare paziente diventerà così un processo complesso e dovrà avvalersi di sistemi automatici di interpretazione dei dati.

Non è sorprendente che molte grandi aziende, come Apple e Google, stiano cercando di entrare in questo settore. E tutti sappiamo l’allergia che le multinazionali suscitano in ampie fette della popolazione. Inoltre,  questi approcci hanno un costo. Un costo crescente che può rappresentare un problema serio per i servizi sanitari. Come abbiamo già sperimentato per le pensioni, esiste un limite oltre il quale il sistema economico arriva al collasso. Un problema che è anche alla base del dramma che in questi mesi stanno vivendo i greci. Qual è il limite di spesa che vogliamo imporci in questo campo?  Qual è il costo accettabile? Stabilire qual è la linea di demarcazione tra spesa sostenibile e cura medica solleverà una serie di accesi dibattiti politici.

Infine si pongono problemi relativi alla preparazione dei medici e alla nascita di nuove figure professionali per l’interpretazione combinata dei dati prodotti dalle scienze “ohmiche”, e dalla medicina preventiva . Ma si pone anche il problema di far crescere in modo corretto la consapevolezza dei singoli di come i comportamenti, gli stili di vita e le condizioni di lavoro, influenzano la salute.

Insomma, da un lato il sogno di vivere bene e il più a lungo possibile. Dall’altro la necessità di preservare il più possibile il controllo della nostra privacy e di non rendere la nostra vita una semplice variabile economica.

 

 

 


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