Saipem sotto i riflettori della Borsa. La controllata di Eni, che aveva ottenuto una commessa da 2,4 miliardi per la posa della condotta del gasdotto South Stream, ha ricevuto nella notte tra mercoledì e giovedì da Gazprom una notifica della rescissione del contratto.
TUTTI GLI STOP
Quest’ultimo era già stato disdetto l’anno scorso, a seguito della sospensione del progetto annunciata dal presidente russo Vladimir Putin. Una scelta rimessa in discussione a maggio, quando il gruppo decise che – in sostituzione dell’opera che avrebbe dovuto condurre gas dalla Russia all’Europa senza passare dall’Ucraina – avrebbe costruito il Turkish Stream. Per l’opera venne studiato un percorso differente, con un passaggio dalla Turchia e non dalla Bulgaria, ma per la società del Cane a sei zampe quasi nulla sarebbe cambiato.
LA CLAUSOLA
Una manciata di giorni fa, invece, una nuova doccia fredda: Gazprom ha attivato la termination for convenience, una clausola che prevede la possibilità di recedere dall’accordo anche in assenza di violazioni, a fronte di un compenso determinato in coerenza con i termini e le condizioni del contratto.
LA TEMPISTICA
La notizia è arrivata proprio nel momento in cui il Castoro 6, mezzo navale che Saipem utilizza per la posa delle condotte sottomarine, si stava ormeggiando nelle acque territoriali russe per cominciare le attività. L’annuncio, tra l’altro, non è stato indolore: per la società italiana, ieri la seduta a Piazza Affari si è aperta con un calo di oltre il 6% e chiusa nel pomeriggio con un piccolo recupero, a -2,33%.
LE RAGIONI
In una nota, i russi hanno motivato il nuovo stop con “l’impossibilità di raggiungere un accordo su molti lavori e questioni commerciali per l’attuazione del progetto”. Ma dietro la controversia, molti osservatori intravedono non solo problemi commerciali, ma soprattutto geopolitici. Non è un caso che l’alt a Saipem sia coinciso – come spiega il Financial Times – a un accordo da 2 miliardi di euro per un’altra infrastruttura, il cosiddetto South European Pipeline di Gazprom, parte proprio del Turkish Stream che ha preso il posto del “defunto” South Stream. Ad annunciare l’intesa è stato ieri il ministro dell’Energia, Panayoti Lafazanis (leader dell’ala sinistra di Syriza) che controlla anche il colosso elettrico monopolista ellenico la Public Power Corporation, in greco Dei.
IL RISIKO GEOPOLITICO
Per alcuni analisti, le mosse sarebbero in un certo senso collegate e avrebbero a che fare da un lato con le tensioni tra Europa e Russia derivanti dalla crisi di Kiev; dall’altro con la strategia di Mosca di attrarre a sé la Grecia, in debito di ossigeno e ai ferri corti con la Commissione europea per la trattativa sul debito di Atene. Infine, conclude il quotidiano finanziario, l’intesa rappresenta uno “schiaffo” in faccia all’Ue, che in questo risiko prova da tempo a ridurre la dipendenza energetica da Gazprom, diversificando e dando la priorità alle forniture del gas azero.