di Roberta Galeotti
Tirana, o come scrivono gli albanesi Tirona, luglio 2015. Torno a Tirana dopo un anno, un lungo anno italiano di crisi e di serrande abbassate, di aziende italiane strozzate dalla pressione fiscale e in chiusura, di famiglie italiane massacrate dai licenziamenti e dalla disoccupazione.
Torno a Tirana e trovo ancora più forte lo stesso animo di crescita e di sviluppo che avevo percepito lo scorso anno; la spinta di una città con la voglia di spendere e consumare, di frequentare locali e conoscere il piacere della moneta che gira. Un piacere che in Italia si è perso da anni…
Vedo nuovi locali e incontro tanti italiani che, amareggiati dal destino di aziende in crisi, hanno scelto di portare la loro esperienza in Albania.
La vita costa molto poco qui e gli albanesi non hanno il Know How, così i nostri chef, pasticceri e pizzaioli hanno modo di aprire attività, che si riempiono di avventori, ed incassare moneta liquida.
I dipendenti costano molto poco, circa 250€ al mese (contributi inclusi), e le tasse (certe e sicure) sono del 15%.
Una casa in affitto si trova per meno di 300€ al mese e il costo della vita è rapportato a queste cifre. Un chilo di pomodori costa circa 35 centesimi di euro, mentre un chilo di ciliegie meno di 70 centesimi.
Le case di nuova costruzione sono in vendita a circa 800 euro al metro quadrato, anche se dipende dalle zone della città e dal lusso che si cerca.
Gli albanesi consumano e, quindi, bar, ristoranti e pizzerie sono pieni di gente. La cucina italiana è molto apprezzata, così i ristoranti, le pasticcerie e le pizzerie italiane incontrano il favore dei residenti.
Purtroppo l’amarezza, che si legge negli occhi di questi nostri concittadini esuli, è la nota costante. La triste consapevolezza di un’Italia alla deriva che ha saputo cancellare anni di esperienza e tradizione a discapito di famiglie martoriate da un sistema malato.
Ritrovo Maurizio Cantalini, il ristoratore aquilano che ad ottobre 2013 ha aperto un ristorante Italiano a Tirana esportando con successo la nostra pasta fresca e la cucina tipica italiana.
Vita99 ha raddoppiato e oggi Maurizio ha due ristoranti in Rr. Komuna e Parisit: il primo ristorante italiano si è trasferito in un locale ancora più grande e nel vecchio locale Maurizio ha aperto una Braceria ‘Vita99 Taverna italiana’.
Davanti alle fettuccine o alla pasta alla chitarra di Maurizio si incontrano tante storie di imprenditori e dirigenti italiani che hanno dovuto, loro malgrado, fare i conti con una Italia malata, divisa tra il mondo ovattato dei dipendenti pubblici e il mondo massacrato degli imprenditori.
L’Italia ladrona degli entourage della politica e quella costretta a combattere tra equitalia e le mille tasse, tassine e tassette che uccidono la libera imprenditoria. Tutti raccontano di un’Italia senza più decoro in cui la disperazione ha prodotto la perdita del rispetto e del senso di responsabilità.
«La vita in Italia ora è troppo costosa – è il refrain di tutti – i soldi escono senza freni e troppe famiglie rincorrono le scadenza senza riuscire ormai ad arrivare serenamente a fine mese».
Molti pensionati italiani hanno scelto di ritirarsi sulle città costiere albanesi, dove la vita è poco costosa e il clima caldo è favorevole agli acciacchi dell’età. Ma qui la vita è molto semplice e manca la cultura del rispetto dell’ambiente e della città! L’igiene lascia un po’ a desiderare e da poco è iniziata una politica di maggiori controlli sulle attività. Molto c’è da fare… In tutti i sensi!