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Tiscali, Soru affida ai russi dati e telefonate dello Stato italiano

Italia sempre più russofila? No, non si sta parlando delle reiterate dichiarazioni di amore politico che Matteo Salvini rivolge all’uomo forte di Mosca. Né delle parole di stima di Silvio Berlusconi per il caro amico Vladimir. Né degli ammiccamenti pro Russia del premier Matteo Renzi. Per non parlare delle mielose interviste a Putin di alcuni giornali italiani; interviste immortalate dal Cremlino che le ha poi entusiasticamente twittate.

No, stiamo parlando di altro, e forse di peggio. La società Tiscali, per la gioia del fondatore, il piddino Renato Soru, ha mollato di fatto il controllo dell’azienda ai russi. È il mercato, bellezza, si dirà. Infatti sono tutti contenti: Soru che assicura un futuro certo alla società che ha fondato, i russi che si espandono in Italia nella telefonia e i conti dell’azienda che non ha mai chiuso in utile potranno gioire per i contanti che i nuovi azionisti verseranno anche per saldare un bel po’ di debiti. Tutti contenti. Anche lo Stato italiano? Chissà. C’è infatti un piccolo particolare, e non proprio piccolo: Tiscali si è aggiudicata da poco una gara Consip per il Sistema pubblico di connettività.   La russa Tiscali curerà tra l’altro i servizi di trasporto dati in protocollo IP delle pubbliche amministrazioni, forze dell’ordine comprese. Ma andiamo con ordine.

IL COLPO GROSSO DI SORU

Ecco la notizia di due giorni fa che riguarda la società fondata da Soru, Tiscali si fonde col provider di origine russe, Aria, e il fondatore sardo si ridimensiona nell’azionariato del gruppo da lui fondato nel 1998. Cosi dopo quattro mesi di trattative l’azienda sarda, che da tempo versa in difficoltà finanziarie, ha trovato un cavaliere bianco che potrebbe rilanciare le proprie sorti, hanno raccontato le cronache.

I NUMERI DELL’OPERAZIONE

La fusione, che sarà operativa entro fine anno, prevede un controvalore complessivo di 77 milioni. Al netto dell’apporto di nuova cassa per circa 42 milioni, Aria viene valutata quindi 34,5 milioni. Soru manterrà la carica di presidente esecutivo, mentre Riccardo Ruggiero (ex ad di Infostrada), attuale numero uno di Aria, sarà l’amministratore delegato. L’operazione consiste nell’incorporazione in Tiscali di una newco cui farà capo il 100% di Aria, che all’atto di fusione avrà una debito di 5 milioni e un finanziamento subordinato convertendo di 15 milioni, che Tiscali avrà facoltà di rimborsare a scadenza (2018) con azioni proprie di nuova emissione.

LA NUOVA COMPAGINE AZIONARIA

Post fusione, la mappa dei soci di Tiscali subirà cambiamenti. Eccoli: Soru, che ad oggi detiene circa il 17,7% scenderà al 10%. Sopra di lui ci saranno gli azionisti di Aria col 18% e il fondo di investimento russo Otkritie Disciplined Equity Fund (Odef) col 22%. A sua volta il principale azionista di Aria – col 48% – è il gruppo Ict, fondo d’investimento che fa capo all’imprenditore russo attivo nelle materie prime, Alexander Nesis. Ict detiene anche una quota pari al 10% di Otkritie.

GLI OBIETTIVI

Grazie a questa operazione, ha spiegato in una nota Tiscali, si rafforza la posizione finanziaria del gruppo visto che verranno rimborsati 42 milioni di debiti su un totale che a fine marzo sfiorava i 200 milioni. Questa liquidità sarà apportata dal fondo Otkritie e sarà messa a disposizione di Tiscali per rimborsare la porzione del senior loan in scadenza a novembre. Inoltre grazie al deal il gruppo conta di aprire un’opportunità di crescita nel mercato dei servizi ultrabroadband, ha sottolineato Soru. Quello che ovviamente nei comunicati non si dice è uno dei veri “asset” della società, che di sicuro ha fatto ingolosire i russi, è’ una recente gara vinta – con non poche polemiche – da Tiscali con le amministrazioni pubbliche.

LA GARA DELLA DISCORDIA

Consip a fine aprile ha aggiudicato la procedura ristretta per l’affidamento dei servizi di connettività nell’ambito del Sistema Pubblico di Connettività (Spc) per le Pubbliche Amministrazioni. La gara, ha spiegato Consip a fine aprile, prevede un valore massimo di 2,4 miliardi di euro in sette anni e riguarda la fornitura di servizi di trasporto dati in protocollo IP, servizi di sicurezza, servizi di comunicazione, e servizi di supporto professionale. Prima in graduatoria è risultata Tiscali, che ha offerto un prezzo globale di circa 265 milioni di euro. Inoltre sono rientrati tra i vincitori della gara i concorrenti BT Italia, e RTI Vodafone Omnitel – Ericsson, che hanno accettato l’adeguamento della propria offerta economica a quella diTiscali. “In base a quanto stabilito dal disciplinare di gara – ha spiegato Consip – la fornitura viene suddivisa tra i fornitori disponibili secondo le seguenti quote percentuali: Tiscali 60%; BT Italia 20%; RTI Vodafone Omnitel – Ericsson 20%”. Con ciascun fornitore sarà stipulato un Contratto Quadro della durata di sette anni.

LE PROTESTE A 5 STELLE

Già a gennaio, quando le prime notizie non ufficiali sulla gara iniziarono a trapelare, i grillini sbraiatono: “E’ una situazione poco chiara quella che avrebbe portato Tiscali, società dell’eurodeputato Pd Renato Soru – ad aggiudicarsi la gara per la fornitura di internet alla Pubblica Amministrazione con un ribasso dell’89% rispetto alla base d’asta. I deputati M5S chiedono alla Consob di indagare e al Ministero dell’Economia di fornire chiarimenti sulla gara”, protestarono i deputati del Movimento 5 stelle che fanno parte della commissione Trasporti e Tlc.

L’INCHIESTA DEL FATTO

L’esito della gara, in particolare per il ribasso monstre, attiro le attenzioni del Fatto Quotidiano, Una gara d’appalto che doveva far risparmiare 2 miliardi alla pubblica amministrazione e che invece rischia di costare allo stato più di prima, secondo il quotidiano ora diretto da Marco Travaglio. Gara che è stata vinta da Tiscali di Renato Soru con una offerta sulla carta stracciata, appena 265 milioni. Ma per Giorgio Meletti del Fatto Quotidiano le cose non stanno proprio così. Grazie alla differenza tra la banda “normale” e la cosiddetta “banda riservata” Tiscali venderebbe il prodotto allo Stato a 1.3 miliardi, secondo il Fatto.

Ecco uno dei passi salienti del pezzo di Meletti:

La società statale che centralizza le forniture alle pubbliche amministrazioni ha bandito la gara per il cosiddetto Spc (Sistema pubblico di connettività), cioè la fornitura di collegamenti Internet a tutti gli uffici pubblici per i prossimi sette anni. Base d’asta: 2,4 miliardi. Vincitore della gara: Tiscali, società dell’europarlamentare Pd e segretario regionale della Sardegna, Renato Soru, renziano della prima ora. Soru ha vinto la gara con un ribasso dell’89 per cento, offrendo di fornire il collegamento Internet agli uffici pubblici per sette anni per 265 milioni, circa 38 milioni all’anno. Le verifiche della Consip sulla sostenibilità economica dell’offerta stracciata hanno portato alla conclusione che a questi prezzi Soru porterebbe a casa oltre 10 milioni di profitto, cioè un paio di milioni all’anno almeno. In realtà, è proprio il meccanismo della gara a consentire le più ardite acrobazie contabili a spese dello Stato. A rivelarlo è l’avvocato della Consip Andrea Guarino, in una memoria di pochi giorni fa per il Tar del Lazio, a cui si era rivolta Fastweb.

Ribasso a parte, dopo le novità nell’azionariato di Tiscali sorgono un paio di interrogativi. Soru è riuscito a vendere ai russi anche in virtù di questo lavoro in corso per lo Stato italiano? E non si pongono ora questioni legate alla sicurezza nazionale delle comunicazioni delle amministrazioni statali? Queste domande circolano già in ambienti governativi e pare che anche in Parlamento c’è chi intenda chiedere delucidazioni e chiarimenti all’esecutivo.

Leggi il commento Riccardo Capecchi su Twitter:

 

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