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Chi ha rivendicato l’attentato al Cairo

Doppia rivendicazione per l’attentato che, nella notte tra il 19 e 20 agosto, ha colpito la sede della Sicurezza nazionale a Shubra El-Khema in Egitto, nel governatorato di Qalyubiyya, subito a nord del Cairo. La prima rivendicazione è stata pubblicata su Facebook da un gruppo di “black bloc” egiziani, mentre la seconda porta la firma del gruppo jihadista “Provincia del Sinai”, affiliato allo Stato Islamico.

Ed è proprio in questi giorni che il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha approvato la nuova (e circondata da polemiche) legge anti terrorismo che oltre a dare più poteri alle forze di polizia, metterebbe una stretta anche all’informazione e al giornalismo indipendente. Per alcuni osservatori i due fatti potrebbero essere collegati.

LA RIVENDICAZIONE DEL GRUPPO JIHADISTA EGIZIANO

“Grazie a Dio i soldati del Califfato sono riusciti a raggiungere la sede della Sicurezza nazionale nel cuore del Cairo con una autobomba parcheggiata nei pressi dell’edificio”. Con queste parole il gruppo “Provincia del Sinai” ha rivendicato gli attentati che hanno colpito vari edifici istituzionali al Cairo.

Il gruppo della “Provincia del Sinai” era originariamente il gruppo terroristico Ansar Bait al-Maqdis, autoproclamatosi poi affiliato allo Stato Islamico e cambiando così denominazione. Questo attentato sarebbe una “vendetta per i nostri fratelli e tutti i martiri musulmani”.

IL TWEET CON LA RIVENDICAZIONE

 

 

CHI SAREBBERO I BLACK BLOC

Prima che arrivasse la rivendicazione degli jihadisti, a reclamare la paternità degli attentati era stato un gruppo di black bloc egiziano con un post su Facebook, che recitava: “In nome di Allah misericordioso, annunciamo la nostra piena e completa responsabilità per le esplosioni verificatesi poche ore fa”.

Secondo l’Huffinghton Post si tratterebbe di un gruppo di ultras che già nel 2013 aveva partecipato alle proteste anti governative, che portarono alla deposizione dell’allora presidente Mohamed Morsi. E se da una parte non è ancora chiara la paternità degli attentati, è certamente la prima volta che un gruppo ant-islamista rivendica azioni violente e di opposizione alle politiche di al Sisi.

Tale comportamento può significare che la stretta repressiva del regime di al Sisi ha da una parte radicalizzato il conflitto anche con i gruppi anti-islamisti e dall’altra li ha fatti avvicinare a gruppi jihadisti, visti come meno repressivi dello stesso governo egiziano.



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