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La scoperta di Eni in Egitto spiegata da Descalzi

Una scoperta “da brividi” che trasformerà “lo scenario” per Roma e Il Cairo. Così l’ad di Eni, Claudio Descalzi, ha commentato il secondo più grande rinvenimento di gas nella storia del Cane a sei zampe, questa volta in terra d’Egitto.

LE RICADUTE

Ha detto il numero uno della compagnia italiana in un’intervista con Andrea Greco su Repubblica di oggi, “l’Egitto, in una fase in cui iniziava a importare gas da fornitori come Russia e Algeria, con la messa in produzione del gas di Zohr diventerà autonomo e libererà gas aggiuntivo per le importazioni degli altri Paesi”, come l’Italia ad esempio, che potrebbe riceverne “un quantitativo rilevante, ma sempre di complemento… via nave, tramite l’impianto di liquefazione di Damietta”.

LA PRODUZIONE

Con questa scoperta, prosegue l’ad, Eni raddoppierà “la produzione egiziana (200mila barili di petrolio equivalente al giorno)”. Un risultato che confermerebbe “la validità della nostra strategia di insistere nella ricerca in aree mature di paesi che conosciamo da decenni”.

I TEMPI

Ma quanto tempo passerà prima di commercializzare il nuovo gas? “Poco”, aggiunge Descalzi. “Credo che in qualche mese potremo avere la licenza di sviluppo e produzione; l’anno prossimo faremo i primi pozzi, e tutte le condotte che servono per il trasporto. Mi aspetto insomma che i frutti si vedano entro la fine del piano strategico 2015-2018. Inoltre, sappiamo già che quel gas ha ottime proprietà: è metano, povero di condensati, di anidride carbonica e di zolfo. Potremo fare i pozzi rapidamente e con caratteristiche di produttività altissime: anche perché il giacimento si trova molto vicino al nostro centro trattamento gas di El Gamil, nella zona di Port Said dov’è sito anche l’impianto di Damietta”.

I PREZZI

Meno vantaggi, invece, sul fronte dei prezzi, con Descalzi che “vede un futuro a breve-medio termine che darà poche soddisfazioni ai produttori”. In una conversazione con Francesco Manacorda pubblicata oggi dalla Stampa, il numero uno del Cane a sei zampe, sottolinea che queste “sono scoperte che aumentano il valore, svincolate dal prezzo del petrolio e che hanno una redditività interessante”, ma “il rallentamento cinese, il dollaro forte, le incertezze su mercati, sono tutte condizioni che contribuiscono a tenere i prezzi bassi. Spero che non vedremo il petrolio arrivare a 40 dollari il barile, ma penso che rimarrà tra i 45 e i 65 dollari per almeno un paio d’anni”.

LE RIPERCUSSIONI GEOPOLITICHE

Ma la scoperta non avrà solo conseguenze economiche. L’ad di Eni, spiega che “questo gas dà più stabilità politica alla regione, perché rende l’Egitto più forte”. Un segnale che non necessariamente la scoperta, che aumenta ancora la concentrazione di opportunità – e rischi – in quest’area, non debba necessariamente coincidere “con un aumento del rischio geopolitico collegato anche alla vicina Libia, dove l’Eni continua a operare, unica fra le compagnie straniere”.



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