La privatizzazione di Ferrovie dello Stato è in cima all’agenda dell’esecutivo, fianco a fianco con quella di Poste e Enav. L’idea è di quotarne il 40% entro il 2016. Ma la tabella di marcia è ancora da affinare. E sul come valorizzare le Ferrovie i pareri sono contrastanti.
LA POSIZIONE DI DELRIO
Il ministro Graziano Delrio ha spiegato in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano Il Sole 24 Ore che sul progetto di apertura del capitale ai privati, slittato al 2016, nel governo “c’è un confronto in corso sulle diverse opzioni”.
Sulla possibile quotazione in blocco della holding Fs, che controlla la rete (Rfi), il trasporto (Trenitalia) e altre società, tra cui Grandi Stazioni già in fase di privatizzazione, Delrio non ha dubbi: “Confermo la posizione che ho sempre tenuto dall’inizio di questo confronto: per me non deve essere privatizzata la rete ferroviaria”. Per il ministro la soluzione sarebbe un’altra: “Dobbiamo pensare a uno sviluppo di lungo periodo del trasporto ferroviario e creare campioni nazionali nel servizio di trasporto. Meglio se la rete resta pubblica”. E in ogni caso, l’ultima parola spetterà al governo: “Le Fs non possono prendere decisioni che spettano all’azionista, qui decide il governo”, ha dichiarato al Sole il ministro delle infrastrutture.
LE PRECISAZIONI DEL TESORO
Stessa impostazione, o quasi, per il ministero dell’Economia e delle Finanze: “Le scelte in questo campo competono all’azionista, il quale persegue l’obiettivo di valorizzare adeguatamente il patrimonio pubblico nel settore dei trasporti – ha precisato il dicastero retto da Pier Carlo Padoan in un comunicato degli scorsi giorni -. Il Mef in collaborazione con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sta esaminando le opzioni che garantiscono in tempi rapidi tale valorizzazione”, è stato scritto dopo un articolo del Fatto Quotidiano.
LE ACCUSE DI MESSORI
Ma cedere in tutta fretta il 40% della società controllata dal Tesoro per Marcello Messori, presidente di Fs, avrebbe come unico obbiettivo quello di fare cassa: privatizzare le ferrovie così come sono “rischia di tradursi in una svendita del gruppo Fs (3,5/4 miliardi per il 40 per cento delle quote proprietarie), che porterebbe a incassi pubblici pari alla metà o a un terzo di quelli promessi dalla privatizzazione a stadi”, ha scritto Messori in un documento riservato recapitato al ministro Padoan e di cui Il Fatto Quotidiano ha pubblicato ampi estratti. Procedere con una drastica ristrutturazione prima della privatizzazione permetterebbe- secondo Messori – di proporre ai risparmiatori le azioni di un’azienda più efficiente e far incassare una cifra più consistente allo Stato.
SU COSA DUELLANO MESSORI ED ELIA
Oltre che con Padoan, Messori ha divergenze – secondo le ricostruzioni giornalistiche – con l’amministratore delegato del gruppo, Michele Elia: “Se rispettiamo i tempi – ha chiarito Elia al Forum Ambrosetti – potremmo farcela entro l’anno. Stiamo lavorando a concludere tutte le fasi preparatorie. A breve, lanceremo la manifestazione d’interesse. In autunno potremmo essere in grado di passare al bando di gara vero e proprio”.