Chi ha detto che le corrispondenze non vanno più di moda dovrà ricredersi, perché a infiammare gli animi già accaldati per le temperature record è arrivato lo scambio di missive tra Sergio Staino (qui la lettera completa) e Gianni Cuperlo, su un tema altrettanto infiammabile: renzismo e anti renzismo.
Il vignettista Staino, firma dell’Unità dagli annI ’80, stanco di essere tacciato di renzismo dopo la riapertura del giornale gramsciano, si è scagliato contro quella minoranza Pd rappresentata principalmente da Gianni Cuperlo, definita disfattista, poco costruttiva, inutile e insopportabile per i sostenitori del partito. La risposta di Cuperlo è arrivata dopo due giorni, questa mattina: non sono anti-renziano, ma non capisco e non condivido la direzione imboccata dal Pd (qui la risposta di Cuperlo).
LA MISSIVA DI STAINO SULL’UNITÀ
È un errore, secondo Staino, continuare a criticare Renzi come se fosse Berlusconi. “A mio avviso – scrive Staino – è lo stesso errore che facemmo negli anni ‘20 quando accusammo i dirigenti socialisti di socialfascismo e che abbiamo ripetuto negli anni ‘80- ’90 quando abbiamo trattato Craxi come un avversario totale e dannosissimo. Un errore talmente grosso che sicuramente ha contribuito poi alla vittoria di Berlusconi. Oggi, così come vi comportate con Renzi, a mio avviso state pericolosamente aiutando una futura tragica vittoria di un Salvini o di un Grillo. Io considero Renzi un frutto amaro del nostro partito, un frutto che ci pone ogni giorno problemi difficili e non sempre positivi”.
Un’opposizione portata avanti a colpi di attacchi al premier e segretario del partito aprono la strada a populisti come Salvini e Grillo, conclude Staino, e chiede a Cuperlo: “Che senso ha fare una guerriglia interna al Pd quando non si hanno obbiettivi su cui spostare l’opinione, le speranze e la forza dei nostri militanti e dei nostri elettori? Cosa stai offrendo di concreto al loro smarrimento? Nulla”.
CUPERLO RISPONDE
E sempre dalle pagine del giornale fondato da Antonio Gramsci, Cuperlo spiega le sue ragioni, rifiutando l’accuso di eccessivo “anti renzismo”, di cui non si sente colpevole. Nel rispondere al vignettista, Cuperlo dice che “la combinazione tra alcune scelte di una maggioranza a volte senza pudori e le nostre difficoltà ha finito con il ridurre la fiducia di tanti. Quelli che non ci hanno votato più. O che non si sono più iscritti. O che senza poterlo dire dalle colonne di un giornale o al microfono di una tv semplicemente si son fatti di lato, magari dopo una vita spesa a stare dalla parte giusta”.
Non ho contestato al leader del Pd il ruolo che ricopre, spiega Cuperlo, “conteso sì, ci ho provato”. E continua spiegando che “il mio problema non è far cadere il governo che sostengo. Il mio problema è quale Paese abbiamo in mente”. Per farlo, però, è necessario ascoltare in dissenso, anche quando è duro.
“Renzi ha vinto il congresso? Di più, lo ha stravinto. Su quella base lui guida l’Italia e il Pd. Potrei dire che non ha vinto le primarie anticipando che sotterrava l’articolo 18, anzi diceva l’opposto, e neppure che cambiava la scuola nel modo che una maggioranza contrasta”.
OLTRE IL DIBATTITO STAINO-CUPERLO
E se il dibattito che si svolge sulle pagine dell’Unità svela i dissidi che solcano il Pd a guida renziana, fino all’abbandono di esponenti come Pippo Civati e Stefano Fassina, la risposta di Cuperlo pare mirata a cercare un dialogo: “Il problema è dove siamo diretti e in nome di che. Spiegarlo conta perché se la risposta è condivisa anche le differenze tra noi non saranno traumi. È quando si tira in direzioni opposte che la comitiva può spezzarsi. E io temo che senza un ascolto vero, senza stima reciproca, con campagne dal sapore denigratorio che sono più facili da supportare per chi di più potere dispone, ci si possa trovare distanti o separati senza neppure dirselo”.